Cerutti, cordata italiana per tentare il rilancio

Da Drago, Bracco, Pellegrini & C una offerta per la società meccanica. Il ruolo di Invitalia

Cerutti, cordata italiana per tentare il rilancio

Un pool di industriali italiani si alleano a Invitalia per salvare le Officine Meccaniche Giovanni Cerutti, un pezzo di storia dell'impresa italiana e simbolo di Casale Monferrato, dichiarata fallita lo scorso ottobre. Marco Drago, Diana Bracco, Ernesto Pellegrini e Franco Goglio hanno infatti presentato un'offerta di acquisto per rilevare le attività del gruppo Cerutti (Omgc e Cerutti Packaging Equipment) volta a rilanciarne le competenze industriali e a preservare, per quanto possibile, l'occupazione sul territorio.

L'obiettivo è «mantenerne la massima integrità e autonomia, evitando così che la Cerutti diventi un piccolo reparto all'interno di società di gruppi stranieri» si legge in un comunicato della cordata («Rinascita») che rinvia, tra le righe, all'altra offerta arrivata alla curatela fallimentare: quella della svizzera Bobst, tra i leader mondiali nell'imballaggio e proprietaria dell'ex Romotec di San Giorgio dove, secondo quanto emerso, trasferirebbe gli operai assorbiti (si parla di una trentina su 255 persone). La decisione è attesa a breve.

Per anni Omgc è stata uno snodo di relazioni, un «salotto» della finanza italiana in Piemonte. L'azienda, le cui origini risalgono alla fine dell'800, con il primo passaggio generazionale, nel 1922, si specializza nelle macchine per la stampa agli albori di quella che, per magazine e quotidiani, è stata un'epoca d'oro. Grazie all'innovazione, agli investimenti e ad alcune acquisizioni, la Cerutti nel corso di pochi decenni ha conquista la leadership internazionale.

Tra il 1981 e il 2006, sotto la guida di Giancarlo Cerutti, l'azienda passa da 26 a 262 milioni di fatturato con oltre 1.200 dipendenti e stabilimenti all'estero, Usa compresi. E lo stesso imprenditore, dopo essere stato vicepresidente di Confindustria con delega all'internazionalizzazione (dal 2000 al 2004), occupa un posto di primo piano nello scenario finanziario nazionale: siede per anni nel cda di Mediobanca e dal 2006 al 2013 è presidente de Il Sole 24 Ore.

Con il boom di internet e la crisi della stampa stampata per le Officine Meccaniche Giovanni Cerruti inizia il declino, prima lento poi sempre più accelerato. La società spinge sulla diversificazione di Cerutti Packaging Equipment con le macchine per imballaggi e lo sviluppo di banconote in polimeri. Ma non basta, complice la crisi globale, i debiti salgono esponenzialmente (solo nel 2011 il gruppo Cerutti fatturava 127 milioni, ne perdeva 23 e aveva debito verso le banche per 142 milioni).

Nel 2013 Officine Meccaniche avvia il concordato preventivo con riserva per arrivare, tra contratti di solidarietà e Cig, alla dichiarazione di fallimento dello scorso ottobre. Nei prossimi giorni si attende la svolta, la «Rinascita».

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