In cinque anni ogni italiano in media ha perso circa 1040 euro di reddito. A dirlo è la Cisl, che ha analizzato le dichiarazioni dei redditi elaborate dal suo Caf dal 2007 al 2012. L'indagine racconta quindi il fenomeno del cosiddetto "fiscal drag" e mostra come il mancato adeguamento dell’imposta all’inflazione abbia determinato un minor reddito disponibile.
Una perdita, tra l'altro, sopportata soprattutto dalle classi centrali (tra 10 e 55 mila euro di reddito complessivo 2012). Tra 29 e 50 mila euro la percentuale di reddito "perso" supera il 6%. Restano poco o per nulla toccati dal fenomeno i contribuenti all’interno della no tax area, molti dei quali con un’imposta netta pari a zero nei due scenari, "così come rimangono solo marginalmente sfiorati dal fenomeno i redditi alti e medio alti (sopra i 55 mila euro l’entità del fenomeno è relativamente contenuta; è minima per i redditi superiori a 150mila euro)". I lavoratori dipendenti subiscono più di tutti il mancato adeguamento del meccanismo Irpef all’inflazione e per loro la perdita di reddito cumulata, a valori 2012, è stimata al 6%.
Calcolando la perdita del reddito, la Cisl, sulla base delle dichiarazioni dei redditi elaborate dal proprio Caf, sottolinea "l’esigenza di compensare in modo più che proporzionale gli aumenti dell’Iva attraverso una significativa riduzione dell’Irpef per non deprimere le già scarse propensioni al consumo che incidono negativamente sulla domanda interna e sulle prospettive della ripresa economica: l’adeguamento delle detrazioni per lavoro dipendente e pensioni resta dunque fondamentale per consentire il recupero del reddito
disponibile delle famiglie, soprattutto in uno scenario in cui la minore disponibilità di reddito riduce la capacità di spesa e, indirettamente, la fruibilità delle detrazioni concesse su alcune tipologie di spesa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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