«Con 8,4 miliardi di euro di fatturato il settore televisivo si conferma la più grande industria editoriale del Paese». Lo spiega il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, nel corso di un'audizione alla commissione Trasporti della Camera sull'indagine conoscitiva sul sistema dei servizi di media audiovisivi e radiofonici.
Un'occasione per ribadire la necessità di regole condivise e di una concorrenza equa per cercare di arginare lo strapotere dei cosidetti «Ott», ossia over the top, sul web. Gli Ott sarebbero i giganti statunitensi come Google, Apple e Yahoo che «rubano» filmati e notizie a tutti i media tradizionali, soprattutto alle tv, per rifornire di contenuti i loro siti e dirottando in questo modo gli investimenti pubblicitari. «Non siamo qui in Parlamento a chiedere vincoli alla concorrenza o barriere protezionistiche - ha spiegato Confalonieri -, ma certamente rivendichiamo il diritto a un ambito concorrenziale equo, il sempre citato e mai attuato level playing field nel mercato dei media. Quello che invece rifiutiamo, perché è contro la concorrenza, è rimanere l'unica attività rigorosamente regolata a confronto di una prateria libera da vincoli, che è quella dove prosperano gli operatori globali di Internet».
Confalonieri spiega di non aver timore della concorrenza agguerrita delle web company. «Siamo pronti a competere con gli over the top - ha detto -. Noi siamo essenzialmente produttori e organizzatori di contenuti, editori di offerte video; tutte le piattaforme sono per noi mezzi per raggiungere il nostro pubblico. Ma vogliamo giocare tutti allo stesso gioco e con regole condivise».
Ma i big di Internet non sono il solo bersaglio del presidente. Anche Sky, operatore che ha il 77% del mercato della tv a pagamento, rientra negli obiettivi di Confalonieri. «Come si fa a competere, limitati da vincoli, con altri operatori televisivi, che sono liberi di rimanere monopolisti della propria piattaforma, che si parano dietro a una presunta abbondanza di risorse infrastrutturali (il satellite ndr), pretendendo, quindi, di essere sciolti da qualsiasi limite concorrenziale» - si domanda Confalonieri. Il presidente alle parole aggiunge i numeri. «Sono 26 i transponder in uso ad un solo operatore (che poi sarebbe Sky ndr), oltre al triplo della banda effettiva dell'intero digitale terrestre. Sono tanti e rendono impossibile a chiunque di entrare in quel mercato e replicare un'offerta di canali ugualmente ricca. Quell'operatore voleva anche distruggere la piattaforma concorrente, il digitale terrestre, dove però non c'è un solo monopolista bensì una numerosa pluralità».
I numeri, fatti da Confalonieri, parlano chiaro. Sul digitale terrestre ci sono oltre 80 canali gratuiti mentre quelli a pagamento superano ormai i 100. E poi c'è Internet, la banda ultralarga, una nuova frontiera per le società televisive che stanno cercando di fare accordi con le società telefoniche per la diffusione dei loro contenuti direttamente dal web. In questo ambito è da vedersi il recente accordo tra Mediaset e l'ex-monopolista spagnolo di tlc Telefonica che ha acquistato l'11% di Premium, la pay tv della società del biscione.
«È chiaro che - ha aggiunto Confalonieri- seguendo lo sviluppo della tecnologia ha senso avere rapporti con le telefoniche. Siamo contenti di avere un alleato come Alierta (il presidente di Telefonica) nella nostra tv a pagamento».
Quanto al fatto che Mediaset è scesa sotto la Rai a livello di fatturato nel mercato televisivo Confalonieri ha spiegato: «La pesante crisi, tuttora in essere, del mercato pubblicitario ha penalizzato soprattutto la nostra società, che ha nella pubblicità la risorsa largamente maggioritaria». A differenza dunque della Rai che può contare, anche e soprattutto, sul canone.
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