La sharing economy è stata fatta a pezzi dal coronavirus. Addio a macchine e case condivise. Chi ancora si fiderà a noleggiare vestiti o utilizzerà servizi come BlaBlaCar, in cui si prende un passaggio da uno sconosciuto? "Abbiamo azzerato le corse dal lockdown", spiega al La Stampa Andrea Saviane, country manager di BlaBlaCar, che conta da noi una community di 3 milioni di utenti e in tempi normali, nei giorni di punta, una macchina in partenza al minuto.
Anche se non si mette bene il Covid-19 non li seppellirà. Gli operatori del settore sono fiduciosi. In molti casi hanno sospeso le attività, ma ripartiranno appena possibile. Anche cambiando il loro Dna. C’è chi punterà sul delivery, fornendo la flotta di auto o moto alle piccole medie aziende per le consegne a domicilio. Hanno già organizzato procedure per la sanificazione completa dei mezzi, ogni scooter, ad esempio, sarà dotato di pellicole auto-disinfettanti e nel bauletto un kit con cuffietta e igienizzanti per mani. Ci sarà probabilmente qualche resistenza nell’usare un casco che si mettono in tanti e allora aiuteranno gli utenti a comprarne a pochi euro uno personale.
Lo scooter, dove la distanza sociale è garantita, diventa una valida alternativa ai mezzi pubblici che saranno contingentati. Questa è l’idea. "C’è molto fermento, anche a livello politico, sull’industria della mobilità condivisa", conferma sempre a La Stampa Alessandro Felici, ad di IDRI BK, che ha acquisito Mobike in Italia e Spagna, la più grande piattaforma di bike sharing al mondo, presente da noi in 14 città.
"Ora siamo quasi fermi, viaggiano solo gli operatori sanitari e gratis. Ma abbiamo molte richieste dai governi delle città perché siamo visti come la soluzione al sovraffollamento dei mezzi pubblici. Così stiamo pianificando il dopo, aumenteremo la flotta, bici e monopattini elettrici tutti sanificati. La domanda crescerà a livello internazionale, i numeri della Cina già lo dimostrano. I nostri utilizzatori sono sempre stati moto fedeli, ora però ci stiamo approcciando a una nuova fascia di clienti che prima del coronavirus non prendeva in considerazione lo sharing. Ma i nostri sono mezzi aperti, percepiti come più sicuri rispetto all’abitacolo chiuso delle auto".
C’è meno ottimismo gli affitti di immobili. Un big come Airbnb (7 milioni di annunci in tutto il mondo) rischia di essere travolto: i dati di AirDNA, società di analisi degli affitti online, parlano di un calo delle prenotazioni dell’85% e di cancellazioni vicine al 90%, con entrate su base annua diminuite, solo nel mese di marzo, del 25%. Stessa sorte per booking.com.
In Italia Airbnb sta cercando modi per stare a galla finché la circolazione delle persone non riprenderà, proponendo di affittare a medici e infermieri o a chi deve stare in quarantena lontano dalla famiglia. Ma anche la fase 2 non si preannuncia in discesa: bisognerà trovare un modo per garantire che gli appartamenti, o peggio le stanze in condivisione, siano stati igienizzati in sicurezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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