"Così vogliamo crescere sul mercato italiano"

Il gruppo riassicurativo svizzero punta a svilupparsi nel nostro Paese nei rami salute, calamità naturali e protezione. Con queste strategie...

"Così vogliamo crescere sul mercato italiano"

Per festeggiare i suoi primi 150 anni, attraverso una serie di eventi in tutto il mondo (uno anche a Roma il 27 febbraio), Swiss Re ha scelto questo slogan: Open minds, connecting generations. A sottolineare i servizi riassicurativi che uniscono le generazioni del Novecento con i loro bisogni di protezione a quelle del futuro, e la continua ricerca di innovazione del settore per affrontare le sfide di un mondo in perenne trasformazione. Fondata a Zurigo nel 1863, Schweizerische Rückversicherungs-Gesellschaft (Swiss reinsurance company fuori Svizzera o più comodamente Swiss Re) è oggi il secondo player mondiale nel campo riassicurativo, presente in 25 paesi con 60 uffici. Famoso il quartier generale inglese che ha cambiato lo skyline di Londra, la Swiss Re tower, grattacielo firmato da Norman Foster, noto anche come Gherkin (cetriolino) per la sua caratteristica forma.

Nell’ultimo trimestre del 2013 il gruppo, che nel 2012 ha realizzato un fatturato di 25,45 miliardi di dollari (+15% sull’anno precedente), ha registrato un utile netto di 1,1 miliardi di dollari con premi cresciuti del 14% a 7,5 miliardi di dollari. Da sottolineare la performance del comparto property and casualty che ha visto il fatturato in aumento del 19,9%. Swiss Re opera a 360 gradi nei rami vita e danni, e ha anche una business unit dedicata ai rischi industriali (vedi box in questo articolo).

Ma quali sono i progetti del gruppo riassicurativo svizzero per l’Italia? Su quali settori punterà? E che previsioni fa sul futuro del business assicurativo nel Belpaese? Il Giornale delle Assicurazioni ne ha parlato con Carlo Coletta, ceo Swiss Re Italy

Domanda. Che giudizio dà sulla situazione della riassicurazione in Italia? Si tratta di un settore che si sta sviluppando o è frenato dalla crisi? E non trova che la concentrazione in mano a pochissime compagnie, tutte straniere, sia controproducente per il mercato stesso?

Risposta. Il ruolo della riassicurazione nell’economia e nel mercato assicurativo italiani continua a essere sicuramente molto importante nell’attuale congiuntura. Da una parte per il tradizionale apporto di capacità assuntiva e di distribuzione dei rischi che contribuisce all’efficacia e all’equilibrio tecnico del sistema assicurativo nel suo insieme. Dall’altra, per le soluzioni di ottimizzazione del capitale che un riassicuratore può offrire. Il settore, inoltre, costituisce un fondamentale riferimento anche per le sfide che il mondo della polizza è chiamato ad affrontare fin da ora e nei prossimi anni. In questo senso, in Italia vediamo per la riassicurazione un ruolo crescente, di sostegno allo sviluppo e alla trasformazione delle compagnie. La scarsa penetrazione assicurativa è, infatti, il limite, ma è anche l’opportunità per assicuratori e riassicuratori. È auspicabile che il comparto sappia cogliere le grandi opportunità di crescita derivanti dalla trasformazione del ruolo dello stato, dalla percezione dei rischi da parte della popolazione connessa a questo fenomeno e dalla conseguente domanda di sicurezza e protezione che va emergendo.

D. Allude al welfare pubblico che non è più in grado di assistere tutti?

R. I problemi legati al prolungamento della vita umana, sotto i profili previdenziali e assistenziali, sono centrali, ma non gli unici: si pensi - solo per citarne alcuni - ai rischi di cambiamento climatico e di catastrofi naturali, al tema dell’energia sostenibile o, ancora, all’impatto della responsabilità civile sui singoli o sulle imprese. Convogliare e soddisfare adeguatamente la domanda crescente di sicurezza e protezione in tutti questi campi senza il supporto riassicurativo, tradizionale o meno, è impensabile. Un supporto, questo, che non riguarda la mera fornitura di capacità assuntiva, ma include sempre più spesso un trasferimento adeguato di conoscenze tecniche complesse in un processo di differenziazione globale dei rischi: si tratta di fattori da cui non si può prescindere se si vuole garantire adeguatezza e competitività all’offerta, ma anche la sostenibilità nel tempo delle soluzioni proposte al mercato. In quest’ottica, la selezione di partner riassicurativi che sappiano fornire questo tipo di sostegno a 360 gradi (e non solo capacità finanziaria) assumerà un’importanza sempre maggiore. Per quanto riguarda l’offerta assicurativa, penso che sul mercato italiano, come in altri, sia sicuramente molto ampia in termini quantitativi. In questo senso, non parlerei di un numero limitato di operatori. In merito alla nazionalità, mi limito a osservare che la riassicurazione è un’attività che necessariamente prescinde da ristretti ambiti territoriali e assume nette connotazioni transnazionali e globali. Non credo, quindi, che abbia senso guardare a questo settore in una prospettiva nazionale o di mercato locale.

D. Quali sono i programmi di sviluppo di Swiss Re nel nostro paese?

R. Swiss Re è presente sul mercato italiano sin dagli inizi della sua storia. Un mercato che, lo ricordo, ha svolto un ruolo importante nello sviluppo della società. Basti pensare al contributo dato dal ceo Giuseppe Besso (della famiglia triestina molto vicina alla storia di Generali) al consolidamento di Swiss Re nei suoi primi anni di start up, nella seconda metà dell’Ottocento. In questi mesi stiamo festeggiando i 150 anni del gruppo nei nostri mercati più importanti e questa celebrazione, mi lasci dire, è un po’ dedicata anche all’Italia e al suo ruolo nella storia di Swiss Re.

D. Come opera il team italiano di Swiss Re?

R. Con la nostra sede riassicurativa di Roma, dove opera un team di professionisti, integrati da altri colleghi che operano dal nostro quartier generale di Zurigo e da altre strutture in Europa e nel mondo. Crediamo molto nell’importanza del mercato assicurativo italiano, che è il settimo a livello mondiale e il quarto in Europa, soprattutto per le grandi opportunità di crescita che presenta nell’attuale fase politico-economica e sociale del paese. In questo contesto, l’attenzione si indirizza sicuramente verso le aree interessate dal crescente protection gap, inteso nel suo senso più ampio di deficit di protezione e sicurezza rispetto a beni e interessi legati alla vita umana e alle attività economiche. È difficile immaginare quale tipo di crescita saprà effettivamente sviluppare l’industria assicurativa italiana nei prossimi anni e quali saranno le conseguenti opportunità per i riassicuratori, ma noi di Swiss Re svolgeremo la nostra parte.

D. Quali sono le aree che ritenete più calde?

R. Un’area di crescita particolarmente interessante è quella legata agli sviluppi del contesto regolamentare, in un’ottica di Solvency 2 e anche di Basilea 3. Prevediamo una crescita della domanda di soluzioni di capital management, soprattutto a supporto dei rami di business ad alto assorbimento di capitale. Un’attività, questa, dove la riassicurazione costituisce uno strumento indubbiamente molto efficace. Si tratta di soluzioni che richiedono capacità di offrire partnership di lungo periodo, ampie competenze tecniche e solidità finanziaria.

D. Come pensate di intervenire?

R. Sul tema Solvency, puntiamo a sfruttare l’esperienza già acquisita dal nostro gruppo attraverso, per esempio, lo Swiss Solvency test. Più specificamente nel settore danni, abbiamo grande attenzione per la crescente domanda di protezione assicurativa per le calamità naturali, alle quali l’Italia è esposta più di altri paesi europei. Stiamo fornendo già ampia capacità assuntiva e soluzioni, ma siamo consapevoli che questo è un campo in cui saranno necessarie delle risposte di più ampia portata. Risposte che, indipendentemente dalle specifiche soluzioni adottate e dal ruolo eventualmente assunto dal settore pubblico, dovranno fondarsi sul contributo dei riassicuratori più esperti e finanziariamente più solidi. Un’altra area in cui prevediamo di accrescere il nostro focus nei prossimi anni è quella del run off (insieme delle obbligazioni derivanti da portafogli di contratti assicurativi o riassicurativi sottoscritti in passate annualità e in corso di estinzione con il progressivo pagamento dei sinistri, ndr).

D. Perché volete crescere in questa area?

R. Lo faremo in un’ottica sia di ottimizzazione del capitale, sia di supporto più generale a processi riorganizzativi o di fusioni e acquisizioni del settore assicurativo. Si tratta di un’area sorprendentemente poco sviluppata nel mercato italiano, in cui possiamo offrire soluzioni fondate su un’esperienza globale.

D. Pensa a un run off esclusivamente in prospettiva Solvency o più strategico-organizzativo?

R. Swiss Re offre vari tipi di soluzioni per affrontare un run off dei portafogli danni che, oltre a stimolare riflessioni di capital management, può richiedere interventi di tipo organizzativo da parte dei nostri clienti. Penso alla possibilità di dismettere la gestione di interi rami, o di sezioni di portafogli - magari a seguito di una fusione - o anche semplicemente all’eliminazione di vecchie annualità di sottoscrizione, per recuperare risorse ed efficienza operativa. In alcuni casi, per esempio, la semplice gestione di parti di run off può diventare un problema per la progressiva riduzione di know how che si è verificata in uno specifico settore o per effetto di processi interni di riorganizzazione.

D. Questo per il settore danni, nel vita invece su che cosa vi concentrerete?

R. Nel comparto vita e salute ci aspettiamo una domanda crescente di sostegno alle condizioni di salute dell’individuo, di fronte alla sempre minore sostenibilità della relativa spesa pubblica. Un recente studio sulla percezione del mercato assicurativo vita dal punto di vista del consumatore (European insurance report, pubblicato da Swiss Re nel 2010 e nel 2012) ha evidenziato che tra i rischi maggiormente percepiti dalla popolazione italiana come fonte di incertezza economica e minaccia per la famiglia ci sono l’insorgenza di una malattia grave e la necessità di assistenza di lungo termine. In questi settori, pensiamo di poter cogliere opportunità di crescita, mettendo a disposizione del mercato italiano l’esperienza internazionale acquisita negli anni in altri mercati. Il nostro contributo allo sviluppo del vita può andare oltre il mero supporto tecnico-attuariale, offrendo nuovi processi di assunzione del rischio e, dove possibile, costruendo modelli statistici che possano assumere ex ante il rischio. Con il compito di consentire un processo di vendita sempre più fluido e automatizzato, il cosiddetto predictive underwriting.

D. Che previsioni fa, in generale, per il settore assicurativo italiano?

R. Il mercato assicurativo e riassicurativo italiano ha di fronte a sé grandi opportunità di trasformazione e di sviluppo. Lo spazio per l’intervento del settore privato in aree lasciate libere dall’intervento pubblico andrà progressivamente aumentando. E, in parallelo, crescerà la domanda di protezione da parte della popolazione. Credo che si tratti anzitutto di un problema di fiducia dell’industria assicurativa nelle proprie possibilità, prima ancora della necessità di interventi esterni di sostegno, per esempio di tipo legislativo o fiscale. Sarebbe bene pensare fin da ora che, con margini finanziari limitati (in modo persistente) nel vita e una prevedibile riduzione dei volumi auto, l’industria deve guardare con urgenza all’innovazione dei propri prodotti. E puntare sulla nuova domanda di protezione assicurativa che viene dai singoli e dalle imprese, anche con strumenti nuovi di comunicazione al pubblico. Credo che i consumatori siano bene in grado di cogliere i vantaggi delle soluzioni assicurative, specialmente quando sono in gioco beni di primaria importanza - come, la casa e la salute per la famiglia o la continuità produttiva per le attività professionali o imprenditoriali - e quando la value proposition assicurativa è illustrata con chiarezza. Molto può essere fatto anche in attesa di iniziative legislative e di grandi riforme. Personalmente credo che l’industria italiana, con un adeguato supporto riassicurativo, saprà cogliere queste opportunità e riuscirà a reinterpretare il suo ruolo nella società e nell’economia italiana.

D. Secondo lei le compagnie italiane sono troppo ferme sui titoli di stato? In altri termini: dovrebbero organizzare una politica più vivace degli investimenti, proprio per reagire ai margini in discesa del vita e alla riduzione della Rc auto?

R. Non riteniamo di dover dare suggerimenti sulla politica di investimenti adottata dalle compagnie italiane. Di fronte all’attuale situazione, penso semmai che il focus debba tornare sull’aspetto tecnico dell’assunzione dei rischi. A questo riguardo, credo che sia inesatto, o vero solo parzialmente, sostenere che la domanda è semplicemente soffocata dalla crisi economica. Esistono opportunità estremamente interessanti, in parte legate proprio all’attuale congiuntura. La domanda può essere stimolata rendendo ancora più vicini - un po’ come è stato fatto nell’auto - la forma e il contenuto dei prodotti alle esigenze del consumatore.

D. Ma in presenza di una crisi che non accenna a diminuire e ai redditi familiari che si riducono, non pensa che le polizze innovative, per avere successo, debbano essere per forza di cosa low cost? Ritiene possibile rispondere alle nuove esigenze nella previdenza e nella salute a prezzi accessibili per le classi medio-basse?

R. Assolutamente sì. Più che di prodotti low cost parlerei di prodotti standardizzati, costruiti con diversi livelli di protezione, da un primo livello base fino a una copertura completa, insomma adatti a tutte le tasche. Ritengo che sia, infatti, possibile coprire i bisogni primari di welfare, inteso nel suo senso più ampio, anche attraverso coperture di piccolo taglio, che offrano assistenza immediata in caso di reale e grave necessità. In particolare, nel mondo salute, la corretta gestione della liquidazione del sinistro e soprattutto un eccellente network sanitario convenzionato consentono di garantire un buon livello di supporto sanitario a un costo più contenuto.

D. E voi che cosa offrite in questo campo?

R.

Swiss Re offre soluzioni di design di prodotto a copertura del welfare integrato, con strutture modulari e con relativo supporto di gestione. n

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