Per Creval e Carige aumenti "baciati 2.0"

Ai garanti anche i deteriorati. Ma c'è il nodo concorrenza

Per Creval e Carige aumenti "baciati 2.0"

di Marco Casa*

Nelle Venete la magistratura ha rivelato una serie di operazioni «baciate», ovvero operazioni con le quali le banche concedevano finanziamenti a persone o imprese a condizione che queste sottoscrivessero i loro aumenti di capitale. Queste operazioni sono vietate dal nostro ordimento in quanto viene ad essere intaccato il valore stesso del capitale sociale avendo come contropartita di bilancio un credito derivante dal finanziamento.

Con l'aumento di capitale di Carige si è aperta una nuova stagione di operazioni baciate, le «baciate 2.0» verrebbe da dire. Carige infatti ha ottenuto delle subgaranzie del proprio aumento di capitale da alcuni soggetti interessati ad acquistare i suoi npl e la società di credito al consumo, Creditis, a fronte del diritto di esclusiva o di prelazione su queste operazioni straordinarie. Il prospetto è stato approvato e per il momento nessuno, o quasi, ha detto nulla. In realtà qualche dubbio forse l'azionista Vittorio Malacalza se l'è fatto venire ma per il momento tutto sembra rientrato.

Qual è il problema, uno potrebbe chiedersi. È del tutto evidente che se le operazioni straordinarie fossero portate avanti con un meccanismo competitivo la banca potrebbe ottenere un prezzo di cessione superiore. Proprio per questo motivo alcuni soggetti sono disposti a partecipare all'aumento di capitale prendendosi un alto rischio per avere l'esclusiva o la prelazione. Di fatto il valore di quest'opzione non è nient'altro che una riduzione della plusvalenza futura per la vendita di un asset o una maggiore perdita per la vendita di npl. Visto che per momento nessuno interviene, allora ecco apparire nel prospetto dell'aumento di capitale del Credito Valtellinese nuove operazioni baciate 2.0 con un identico schema per la cessione di npl o per la cessione dell'asset del credito su pegno. Si potrebbe anche obiettare che questo valore economico della prelazione o dell'esclusiva non sono quantificati e dal prospetto non si fa cenno al fatto che queste banche abbiano ricevuto delle manifestazione di interesse su questi asset e quindi coloro che pagano per queste opzioni sarebbero anche gli unici potenziali acquirenti.

Cosa accadrebbe, però, se si scoprisse che in realtà molti più soggetti erano interessati e che quindi la decisione, riducendo la concorrenza, ha di fatto regalato un pezzo dell'attivo di bilancio in cambio della garanzia sull'aumento di capitale. Insomma, in questo caso le operazioni baciate potrebbero aver cambiato forma ma non sostanza e nel frattempo sotto gli occhi di tutti, Consob e Banca d'Italia in primis, essere proposte al mercato come aumenti di capitale di successo.

*Nome de plume

dietro al quale si nasconde un autorevole

banchiere italiano

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