Il Pil e la botta sulle pensioni. E a pagare saranno i contribuenti

Una legge del 2015 potrebbe impedire la creazione di un tasso negativo: dopo aver colmato il divario fino a 0, lo Stato si rivarrà sui contribuenti tramite il computo delle rivalutazioni negli anni successivi

Il Pil e la botta sulle pensioni. E a pagare saranno i contribuenti

La botta economica della crisi originatasi nel 2020 con l'inizio della "pandemia" e le restrizioni imposte dal governo italiano è in procinto di abbattersi sulle pensioni, specie su quelle di chi lascerà il mondo del lavoro a partire dal prossimo anno: saranno dunque i nuovi assegni ad essere colpiti e non quelli già in essere

A pesare sarà il tasso di capitalizzazione della quota contributiva della pensione, connesso strettamente all'andamento del Pil in un periodo precedente di 5 anni. Nonostante questo lungo arco di tempo, sarà sufficiente il tonfo del Pil nel 2020 (9%) a produrre un tasso negativo, ovvero lo 0,0215%. Solo una legge del 2015, quando si verificò un caso simile, potrebbe fare in modo che la rivalutazione del montante non resti negativa e causi di conseguenza una decurtazione del totale dei contributi versati dal lavoratore proprio prima della sua trasformazione in rendita.

Ciò non significa, comunque, che non si registreranno pesanti conseguenze sulle pensioni, anche rispetto a quanti hanno lasciato il lavoro quest'anno (con conto basato sul Pil fino al 2019). Impietoso il confronto col calcolo che si sarebbe effettuato in caso di situazione economica normale. Facendo un parallelo del genere, la riduzione risulta più contenuta per chi incassa l'assegno col sistema misto (il contributivo incide infatti solo sulla quota maturata a partire dal 2012). Più pesante invece risulterebbe il taglio per chi sta per andare in pensione col contributivo puro (la decurtazione sul lordo sarebbe pari all'1%).

Un effetto negativo del genere lo subiranno coloro che lasceranno il mondo del lavoro a partire dal 2023: con un tasso di capitalizzazione di poco superiore allo 0 (ed inferiore a quello che si sarebbe registrato in assenza delle misure restrittive seguite al Covid), il taglio per i contributivi puri potrebbe avvicinarsi al 2%. La scure è pronta ad abbattersi sugli assegni delle nuove pensioni, circa 500mila secondo i calcoli (escludendo assegni sociali e trattamenti di reversibilità, che vengono calcolati in modo differente).

Vero è che legge del 2015 sopra citata impedirà di dover fronteggiare un tasso negativo, ma il passaggio a 0 non sarà indolore: l'intervento dello Stato per colmare il

divario, infatti, tornerà direttamente a pesare sulle tasche dei contribuenti italiani nelle rivalutazioni relative ai prossimi anni. La scelta potrebbe essere presa in fase di studio della legge di Bilancio.

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