Delude il lavoro negli Usa, sale il pressing sulla Fed

Il mercato per un taglio dello 0,50%. L'incognita urne

Delude il lavoro negli Usa, sale il pressing sulla Fed
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Anche se i dati sul mercato del lavoro Usa sono ormai affidabili quanto un triciclo su rotaia, i mercati hanno colto ieri al balzo la notizia degli appena 142mila posti creati in agosto per assegnare più chance a un taglio dei tassi dello 0,50% nella riunione del 17-18 settembre. È il jumbo-cut che segnalerebbe una Federal Reserve in preda al panico per la piega presa dall'occupazione e perciò decisa a impedire ripercussioni fortemente negative sul ciclo economico. Il ragionamento tiene se si considera che nel summit di Jackson Hole il capo di Eccles Building, Jerome Powell, non solo aveva ammesso l'imminente allentamento monetario (una mossa confermata ieri dal numero uno della Fed di New York, John Williams), ma aveva anche sottolineato come il focus della banca centrale si sia spostato dall'inflazione allo stato di salute del mercato del lavoro, lasciando così intendere di non temere un surriscaldamento dei prezzi causato da una postura meno rigida. Se da un lato l'ennesima revisione al ribasso dei dati sulle buste paga di giugno (61mila in meno rispetto al dato preliminare di 179mila) e di luglio (da 114mila a 89mila) è l'ennesima prova dell'inattendibilità delle rilevazioni del Bureau of Labor Statistics, dall'altro segnala un deterioramento rapido e immaginabile solo fino a qualche mese fa. Il rischio è che i germi recessivi si stiano diffondendo nei gangli vitali degli Stati Uniti, rendendo naturale l'adozione di una politica monetaria lasca. Un rapporto di Challenger, Gray & Christmas, pubblicato giovedì scorso, ha confermato peraltro che il mese di agosto è stato il peggiore in termini di licenziamenti dal 2009 e che le assunzioni quest'anno mostrano il ritmo più basso mai registrato dalla società. Messi tutti assieme, questi dati sembrano lasciare ampi margini per ridurre i tassi di 100 punti base da qui alla fine dell'anno.

Vi sono però almeno due elementi a contrasto della tesi secondo cui fra due settimane la Fed userà l'accetta per ridurre il costo del denaro. Il primo riguarda la disoccupazione, scesa il mese scorso al 4,2% dal 4,3% di luglio, una percentuale considerata come un innesco della recessione in base alla regola di Sahm. Benché non del tutto rassicurante, l'attuale livello dei senza lavoro toglierebbe l'urgenza per un intervento drastico. Il secondo fattore è strettamente legato alla campagna per le presidenziali, giunta ormai all'ultimo miglio.

Un taglio di mezzo punto, di forte impatto su mercati, famiglie e imprese, sarebbe un assist offerto a Kamala Harris. Donald Trump, che nel '19 aveva già definito Powell «il nemico principale dell'America», non se ne dimenticherà se dovesse tornare alla Casa Bianca.

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