Il governo ha già preparato la scure che si abbatterà sulle pensioni. Il taglio (consistente) avverrà su due fronti: il primo riguarda la penalizzazione sulle rivalutazioni degli assegni che dovrebbe scattare da marzo, il secondo invece riguarda la sforbiciata sugli assegni d'oro che superano i 5000 euro netti. Due mosse che di fatto hanno messo sul piede di guerra i pensionati stessi e tutte le associazioni di categoria. Per quanto riguarda la penalizzazione sulle rivalutazioni i conti sono presto fatti.
Con i "ritocchi" voluti dall'esecutivo, per le pensioni superiori a 3 volte il minimo e inferiori a 4 la rivalutazione sarà del 97%, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% tra 5 volte e 6 volte il minimo, del 47% oltre 6 volte, del 45 oltre 8 volte e solo del 40% oltre 9 volte il minimo. Se invece si guarda al taglio degli assegni d'oro, la sforbiciata porta a queste cifre: riduzione pari al 15 per cento per la parte eccedente da 100.000 fino a 130.000 euro, pari al 25 per cento per la parte eccedente 130.000 euro fino a 200.000 euro, pari al 30 per cento per la parte eccedente 200.000 euro fino a 350.000 euro, pari al 35 per cento per la parte eccedente 350.000 euro fino a 500.000 euro e pari al 40 per cento per la parte eccedente 500.000 euro.
I pensionati sono sul piede di guerra e così l'avvocato Luca Canevari, legale di Dirittissimo (inforicorsipensioni@gmail.com) ci spiega quali sono le mosse da fare per cercare di fermare questo "scippo" sugli assegni: "I tagli violano, infatti, il diritto alla integrità e alla adeguatezza della pensione, previsto dall’art 38, comma 2, della Costituzione. Violano il principio costituzionale di certezza del diritto, in quanto incidono su diritti acquisiti sui quali i cittadini facevano affidamento per loro vita. Violano manifestamente il divieto di reiterazione di queste misure, già purtroppo approvate nel passato sotto forma di contributi di solidarietà e di blocchi della perequazione, e rispetto a cui la Corte costituzionale, anche con la recente Sentenza n. 250 del 2017, ne ha affermato l’illegittimità in caso di reiterazione.
Occorrerà fare ricorso al Tribunale Ordinario del Lavoro, se chi è andato in pensione era dipendente privato, ovvero davanti alla Corte dei Conti, in caso si tratti di ex dipendente pubblico. Il Giudice rimetterà poi la questione di legittimità costituzionale alla Corte Costituzionale, che deciderà entro, relativamente, un anno dalla rimessione". Lo scontro tra i pensionati e il governo è solo all'inizio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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