Economisti: "Non ci sarà la recessione"

Prevale l'ottimismo anche sulla globalizzazione. Ma tassi su velocemente

Economisti: "Non ci sarà la recessione"

Gli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina sferzano la crescita e la globalizzazione mondiale ma, al momento, le previsioni escludono una «recessione economica» anche se «i rischi sono molto elevati». Intanto il vice presidente della Federal Reserve Lael Brainard apre all'ipotesi di un ulteriore rialzo dei tassi da mezzo punto a settembre, dopo quello di luglio e agosto, se non ci saranno «segnali di raffreddamento della domanda».

Dai Festival dell'Economia di Trento e Torino, economisti, politici e imprenditori si confrontano sul mondo che cambia, con l'idea, secondo il premio nobel Edmund Phelps, che serve una «nuova visione dell'economia». Numerose sono le incognite sull'andamento della crescita mondiale. L'economia sta registrando un peggioramento principalmente per le dinamiche legate all'inflazione, al balzo dei prezzi delle materie prime, in modo particolare quelle energetiche, ed al pesante aumento del debito sovrano durante la pandemia. Esiste il rischio che alcuni fenomeni si incastrino, tra Europa, Stati Uniti e Cina, portando ad una «stagnazione dell'economia globale. Ma allo stato una recessione non sembra essere attuale», spiega l'ex ministro dell'economia Giovanni Tria. E si aggiunge ora anche la politica monetaria delle banche centrali che hanno iniziato a tirare il freno. Le aspettative per un rialzo dei tassi da mezzo punto in «giugno e luglio sono appropriate: è difficile pensare che si possa essere una pausa in settembre», aggiunge Brainard.

Ottimista ma cauto è il presidente Ispi, Giampiero Massolo, che vede la tendenza ad un mondo «piú stretto ma non bisogna indulgere a pessimismi eccessivi perché le forze economiche e lo spirito imprenditoriale é tale da bilanciare i rischi».

Le nubi minacciose che si addensano sul fronte della crescita economica sono le stesse che minacciano la globalizzazione. «Non vedo ancora segnali chiari di deglobalizzazione, ma vedo un rallentamento causato, in parte, dalla pandemia», evidenzia l'economista spagnolo Pol Antras, docente ad Harvard.

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