L'Enel si smarca dalle polemiche che riguardano il caro-bollette e dall'ipotesi di realizzare extra profitti con il caro gas. «Tutta l'energia che consegneremo nel 2022 è stata venduta prima dell'estate e quindi a prezzi che sono ben lontani dagli attuali, questo vale per Enel, ma penso per la gran parte degli operatori elettrici, non per chi fa speculazione, ma non penso sia il grosso della generazione italiana», ha commentato ieri il Nicola Lanzetta, promosso direttore Italia dell'Enel nel dicembre scorso, precisando che «nell'ambito della generazione di energia elettrica italiana Enel ha appena il 18%. Quindi non siamo questo grande mostro che governa i mercati e determina il prezzo. Tra l'altro, di questo 18% la ipotetica, ma così non è, generazione ricca, cioè delle rinnovabili vale il 50%».
Numeri che fanno un po' di chiarezza sull'acquisto e sulla vendita del gas in Italia che avvengono in tempi diversi, dando adito a calcoli non sempre esatti. Lanzetta ribadisce che «il vero colpevole è il gas che serve per produrre energia» e che non c'è «alcun extra margine perché quella di oggi è energia che è stata venduta a prezzi fissati a prima dell'estate, vendiamo tutto a lungo termine». E allora, «questa tempesta fa bene solo a chi ha gas e lo vende - aggiunge - ognuno può ipotizzare chi sia, istituzioni nazionali che lo hanno e lo vendono. Come sistema, gli altri che lo utilizzano per produrre sono succubi, le aziende elettriche stanno soffrendo e lo si vede anche dall'andamento dei titoli di società legate al gas e all'energia». Una diatriba che potrà risolversi con i conti dei primi mesi del 2022 che sveleranno chi sta davvero vincendo con il caro gas. Per Lanzetta, alla luce del fatto che l'Italia importa il 90% di gas, la soluzione al caro-bollette è «l'utilizzo di energie rinnovabili. Tanto più come Paese produciamo da fonti rinnovabili tanto più il prezzo si abbasserà», ha spiegato ricordando che Enel ha puntato 15 miliardi per i prossimi tre anni su questo settore. Ma non è solo un problema di fonti energetiche.
«Oggi c'è un paradosso che non è economico, ma di permessi. Come Italia e come azienda abbiamo corposi investimenti da fare per impianti e per la rete, ma purtroppo siamo bloccati per aspetti burocratici».
Lanzetta ricorda che «oggi in Italia ci sono centinaia di impianti bloccati, sia dalla burocrazia, sia dalla sindrome Nimby (non nel mio giardino), ognuno ha il suo piccolo interesse. Purtroppo è lontano quello che abbiamo realizzato con successo nel 2012-2013 sulle rinnovabili e che dovrebbe essere oggi applicato alla possibilità di estrarre gas in Italia».
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