Anche il gas italiano è finalmente tra gli approvvigionamenti strategici. Dopo tre anni di lavori, Eni ha avviato la produzione di Argo Cassiopea, il giacimento del Canale di Sicilia che rappresenta il 10 per cento di tutto il potenziale delle riserve disponibili nel sottosuolo italiano: un tesoretto che ammonta a circa 111,2 miliardi di metri cubi.
Un progetto dalla grande rilevanza simbolica, in primis per la provenienza della materia prima. Inoltre, il sito - che ha comportato per Eni 800 milioni di euro di investimenti è un unicum: il gruppo guidato dall'ad Claudio Descalzi (nella foto) ha sviluppato per la prima volta pozzi sottomarini dall'impatto visivo zero. E con emissioni prossime allo zero: l'installazione dedicata di 3,6 MWp di pannelli fotovoltaici consentirà di raggiungere la neutralità carbonica per le emissioni Scope 1 e 2.
In generale, Argo Cassiopea ha un ruolo centrale nella strategia di Eni di valorizzazione del gas naturale nazionale in chiave di sicurezza energetica e come fonte a basse emissioni.
Le riserve di Argo Cassiopea sono stimate in circa 10 miliardi di metri cubi di gas e la produzione annuale di picco sarà di 1,5 miliardi di metri cubi di gas, un terzo dei consumi di tutta la Sicilia.
Lo sviluppo dei due giacimenti era previsto dal Protocollo d'Intesa firmato nel 2014 da Eni con l'allora ministero dello Sviluppo economico (oggi ministero delle Imprese e del Made in Italy), la Regione Sicilia, il comune di Gela, i sindacati e Confindustria. Dai pozzi parte una condotta sottomarina lunga 60 chilometri, realizzata da Saipem, per trasportare il gas naturale alla bioraffineria di Gela che, grazie a questo accordo, ha un nuovo futuro. La raffineria è diventata bioraffineria nel 2019: non lavora più petrolio, ma oli vegetali, grassi animali, rifiuti e biomasse. Inoltre si occuperà di trattare e comprimere il gas di Argo Cassiopea, per poi immetterlo nella rete nazionale.
Con le regole previste per lo sfruttamento dei giacimenti in mare, Eni dovrà versare allo Stato royalties per lo sfruttamento del giacimento pari al 10% degli incassi: le risorse le incasserà lo Stato, che tratterrà per sé il 45% e trasferirà il 5,5% alla Regione Sicilia.
Il progetto potrebbe fare da apripista ad altri nuovi campi di gas sottomarini. In mare, il gas si trova soprattutto a Venezia fino al Molise e al largo di Brindisi.
C'è infine un giacimento di fronte a Crotone. Secondo le stime di Nomisma Energia, dai lidi ferraresi alle Marche si potrebbero rimettere in funzione circa 50 piattaforme, in grado di fornire circa 3 miliardi di metri cubi di gas all'anno.
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