Eni porta in Borsa il business verde dedicato ai clienti gas e luce. Entro un anno la società creata a febbraio dall'unione delle attività retail e rinnovabili si aprirà al mercato: la prima ipotesi è la quotazione, ma se non fosse possibile per le condizioni del mercato, la seconda strada sarebbe quella della cessione o dello scambio di una quota di minoranza.
Si parla al momento, secondo indiscrezioni, di una quota del 20-30%. E la valutazione totale della società sarebbe di circa 10 miliardi. Secondo le ultime stime degli analisti da una quota di minoranza la capogruppo potrebbe quindi ricavare fino a 3 miliardi, da reinvestire in progetti di transizione energetica.
Questa unit oggi conta circa 10 milioni di clienti e ha l'obiettivo di sviluppare, entro il 2025, una capacità di generazione elettrica da fonte rinnovabile superiore a 5 GW. Tale capacità sarà offerta alla crescente base clienti, di oltre 11 milioni entro quella data, con un ebitda previsto in crescita, dagli attuali 600 milioni a oltre 1 miliardo. L'annuncio è arrivato con la presentazione dei conti del primo trimestre che, pur in netto miglioramento, sono stati inferiori alle stime degli analisti deludendo il mercato: il titolo ha chiuso in calo del 2,7% a 9,93 euro. Di fatto l'utile netto adjusted è quintuplicato rispetto all'analogo periodo 2020, a 270 milioni di euro, l'utile netto è tornato in nero a 856 milioni dai quasi tre miliardi di perdita (2,92) e l'ebit operativo adjusted si è attestato a 1,3 miliardi (+ 171%), ma con una produzione di 1,7 milioni di barili al giorno (-4%).
Dati finanziari al di sotto delle stime del consensus (440 milioni l'utile netto e 1,51 miliardi l'ebit) perché, pur beneficiando del rialzo del petrolio (+ 21% a un prezzo medio di 61 dollari al barile), hanno scontato l'apprezzamento dell'euro sul dollaro (+ 10%). In generale, sono andate bene chimica e la divisione esplorazione e produzione, meno la raffinazione. «Il progressivo miglioramento del quadro pandemico ed economico a livello globale ha commentato l'ad Claudio Descalzi - ci consente di guardare con ottimismo ai prossimi mesi e di prevedere una generazione di free cash flow nell'anno superiore a 3 miliardi di euro, sulla base dei prezzi correnti del Brent di 60 dollari barile. In questo contesto continueremo a puntare sulla transizione energetica e sulla decarbonizzazione».
Guardando ai prossimi mesi, gli occhi del mercato sono puntati al possibile ritorno del buyback e all'incremento dei dividendi.
Con la semestrale sarà comunicato l'aggiornamento della previsione del Brent di riferimento 2021 dal quale dipenderà la componente variabile del dividendo e anche la possibile riattivazione del riacquisto di azioni proprie.
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