Il nome con il cerchietto rosso. Così scatta l'inferno delle carte

La storia del sig. Sergio che si è visto rifiutato un finanziamento deve essere da monito per tutti i consumatori: come funziona e quali sono i meccanismi del sistema? Lo abbiamo chiesto agli esperti

Il nome con il cerchietto rosso. Così scatta l'inferno delle carte

Vi ricordate del Sig. Sergio (qui il racconto) che, a seguito del rifiuto di un finanziamento ha subìto tutta una serie di ripercussioni per cui gli è stato impossiible comprare, rateizzando, anche una semplice batteria di pentole?

Furto d'identità?

Una delle possibile cause per cui potrebbe essere stata rifiutata la richiesta di finanziamento, però, potrebb essere stato il furto d'identità che il povero consumatore ha subìto a proprie spese. "Da una verifica effettuta dalla mia banca tramite un sistema chiamato Crif Fraud Analyzer Evolution, è emerso che il mio documento è stato utilizzato a sistema da un altro soggetto con un altro codice fiscale. Pertanto, il mio nominativo è segnato con un semaforo rosso", ci dice Sergio. Verosimilmente, quindi, potrebbe essere stata la causa di tutti i rifiuti. "Ho scritto a Crif dicendo di non aver mai smarrito il mio documento, sempre in mio possesso. Potrebbe quindi essersi trattato di un errore del sistema che devono risolvere oppure è stata veramente una frode con qualcuno che lo ha manipolato e contraffatto per commettere un reato di frode con un mio documento".

Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno anche dove non c'è: il possibile furto d'identità salva la persona defraudata da eventuali reati non a lui imputabili. "Il furto d'identità fa male al consumatore ma 'fa bene' perché l'elemento di cui è venuto a conoscenza gli permette di sapere che c'è qualcuno che sta facendo un tentativo di frode ai suoi danni. Se da un lato può portare ad eventuali frodi agli intermediari finanziari dall'altro va a svilire il merito creditizio laddove non ottemperasse", ci ha detto in esclusiva l'avvocato Marcello Gori, presidente di Confconsumatori Torino. "È una segnalazione che mi vede interessato anche se in prima battuta può avere ripercussioni negative, è un elemento degno di attenzione. È un quid in più rispetto al rifiuto, c'è un altro elemento che è attenzionato dal sistema", ci dice.

I motivi del rifiuto

Il famoso rifiuto di cui parlavamo nel primo articolo che abbiamo trattato: perché il sig. Sergio, con un Crif (Centrale rischi finanziari) immacolato, senza aver mai avuto segnalazioni in precedenza, senza mai essere stato un "cattivo pagatore" e senza pendenze si è vista rifiutata una linea di finanziamento attraverso la richiesta di una carta di credito ad una banca? "Le ragioni per cui una trattativa non vada in porto e si concretizzi con una rinuncia da parte del consumatore , così come per un rifiuto, sono molteplici. Se il tasso di interesse, ad esempio, o gli oneri vengono ritenuti dal consumatore non congrui, evidentemente io non stipulo il finanziamento e vi rinuncio. Analogamente, la banca può rifiutare per mille motivi il finanziamento", ci spiega l'avvocato.

Al di là del caso specifico che abbiamo trattato, la segnalazione non preclude che un altro intermiediario finanziario possa avviare una nuova trattativa con me ed eventualmente propormi un altro finanziamento. Sul rifiuto del finanziamento, invece, occorre sapere le motivazioni. In quali altri casi potrebbe capitare? "Ad esempio, se un soggetto ha già partite debitorie nei confronti di più intermediari finanziari, evidentemente il suo rischio creditizio è considerato eccessivamente elevato rispetto alla sua capacità reddituale, specialmente in un periodo storico di assoluta crisi come questo e la banca decide di non erogare il finanziamento. Se non si conoscono le ragioni, non possiamo valutare nemmeno le ragioni per cui un consumatore venga rifiutato", afferma l'avvocato Gori.

Il "semaforo rosso" del sistema

Se, quindi, per un furto d'identità o per altre ragioni non meglio note come nel caso del Sig. Sergio si finisce con l'avere un semaforino rosso, bisogna sapere che per 90 giorni è quasi impossibile ottenere un finanziamento anche da altre banche. Sia che si tratti di rifiuto che di rinuncia, in automatico, si finisce nell'occhio vigile del sistema. "Se un partecipante al Crif, quindi un singolo intermediario finanziario ha rifiutato la richiesta di un consumatore, la relativa notizia viene accolta nel sistema ed un altro soggetto destinatario di una richiesta del medesimo consumatore, presumibilmente, è facile che venga rifiutata", ci ha spiegato l'avvocato di ConfConsumatori Torino.

Cosa fa il Crif. Però, se io ad esempio richiedessi un finanziamento di centomila euro e mi viene rifiutato, se ne chiedo uno più basso ad un altro ente, non necessariamente mi verrà rifiutato perché il Crif è volto a fare una sorta di rappresentazione circa la propria capacità reddituale, la propria capacità di solvibilità ed il merito creditizio. Discorso diverso se si saltano alcuni pagamenti. "Se io avessi saltato una o più rate e nel frattempo ho fatto richiesta di finanziamento, presumibilmente mi verrà rifiutata perché non sono ritenuto affidabile. Questa notizia è degna di attenzione anche per gli altri partecipanti al sistema i quali faranno le relative valutazioni", sottolinea Gori. In ogni caso, a prescindere dal singolo caso di specie che andrebbe approfondito in modo adeguato, il sito del Crif è esaustivo per le informazioni a riguardo e si può andare sulle Faq, dove viene evidenziato che "rinuncia e rifiuto del finanziamento vengano affisse a prescindere. Per mille ragioni, è un elemento di possibile valutazione anche per gli altri partecipanti al sistema, per una banca può essere degna di interesse". Attenzione, però: finire nella lista Crif non significa essere un cattivo pagatore, sono due cose completamente diverse. "Sono due cose assolutamente diverse e bisogna distinguerle ma sono ritenute degne di attenzione e vengono annotate. Non costituiscono, però, elemento condizionante per un rifiuto successivo".

Cosa può fare un consumatore

Nuovo codice di condotta. Adesso c'è un nuovo codice di condotta, approvato dall'autorità garante, cui devono sottostare tutti i soggetti che si occupano che si occupano di informazioni creditizie tra cui, ovviamente, il Crif. "In questo caso, i termini di conservazione dei dati sono di 90 giorni sia per la rinuncia che per il rifiuto al finanziamento. Un consumatore, preventivamente, dovrebbe aver letto l'informativa preliminare al riguardo sul fatto che determinate notizie possano essere inserite nei Crif, sia nel caso di rinuncio che di rifiuto", specifica l'avvocato. Come accennato prima, gli aspetti sono due: sia nel caso di rifiuto che di rinuncia al finanziamento, viene iscritta la relativa rinuncia o relativo finanziamento al Crif ed il tempo di conservazione di questo dato è di 90 giorni dalla data di aggiornamento. "Il codice di condotta sottoposta al vaglio dell'Autorità Garante per la Privacy prevede espressamente che entrambe le posizioni siano trattate in modo uguale".

Due soluzioni. Dal momento che determinati dati vengono immessi nel sistema direttamente dai partecipanti, esistono due procedure: "si può richiedere la cancellazione del dato laddove si ritiene che possa conseguire pregiudizio sempre che sia stato immesso illecitamente o non in modo conforme al codice di condotta, allo stesso partecipante o, come soluzione alternativa, fare domanda al Crif che chiederà al partecipante ragguagli. Laddove il partecipante non fornisca al Crif risposta o adeguata risposta, il Crif si impegna a sospendere la posizione da cui consegue il lamentato pregiudizio rispetto alla sua posizione personale". Le informazioni contenute nel Crif possono essere utili allo stesso consumatore per verificare quello che legge il partecipante al sistema nel momento in cui si va a fare una richiesta di finanziamento ed, eventualmente, come caliblarla.

I dati vengono cancellati automaticamente dopo 90 giorni dal rifiuto o dalla rinuncia al finanziamento. "Se invece c'è un impazzimento del sistema o un'annotazione è errata, cioé quando non viene richiesto alcun finanziamento nè tantomeno mi è stato rifiutato, devono emergere ulteriori notizie altrimenti possono rivolgermi all'autorità giudiziaria per un eventuale risarcimento danni", conclude l'avvocato.

La replica del consumatore

"L'avvocato Gori non ha dato menzione rispetto al comunicato stampa del Garante per la Privacy del 18 novembre 2002: il rifiuto non può essere pubblicato perché la domanda di finanziamento non si è conclusa e si è interrotta in uno stadio che non legittima la divulgazione dei dati sensibili in questa modalità dannosa per il consumatore", ci dice il sig.

Sergio, che aggiunge "poiché la domanda di finanziamento si è interrotta ad uno stadio che non legittima l'utilizzo dei dati, la legge citata da Gori non rientra nel caso di specie. Se il garante indica una linea guida in tal senso nessuna legge può legittimare l'utilizzo dei dati di un consumatore a suo danno", conclude.

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