Fismo Confesercenti: "Non perdiamo la speranza ma siamo stanchi e arrabbiati"

L'urlo di dolore di imprenditori e commercianti italiani passa anche dalle parole di Fabio Tinti, presidente Fismo Confesercenti

Fismo Confesercenti: "Non perdiamo la speranza ma siamo stanchi e arrabbiati"

Per imprenditori e commercianti la misura è ormai colma. L'hanno dimostrato anche le proteste in piazza dei giorni scorsi, che in alcuni frangenti si sono trasformate in scontri con le forze dell'ordine. Oltre un anno di chiusura sta portando al disastro economico un tessuto sociale già gravemente provato dalle restrizioni. Tra i tanti, ad alzare la voce c'è anche Fabio Tinti, presidente di Fismo Confesercenti, che ora chiede maggiore chiarezza e supporto per le imprese del suo settore.

Gli imprenditori sono stanchi ma non si vogliono arrendere: "Passano i giorni e non vediamo la famosa luce in fondo al tunnel. Nonostante ciò non abbandoneremo mai la fiducia che ci ha accompagnati sino ad oggi, non perderemo la speranza di ripartire a pieno regime, con le nostra attività, con il nostro lavoro che è la nostra vita". Questo è l'urlo degli imprenditori del settore moda: "Vogliamo gridarlo ad alta voce: così non si va da nessuna parte, così non si riparte. Tutte le misure messe in campo per le nostre imprese sono, ad oggi, risultate insufficienti".

La crisi che ha colpito il settore rappresentato da Fismo Confesercenti si può spiegare con pochi dati forniti dal suo presidente Fabio Tinti: "Il Decreto Sostegni lascia fuori dai contributi il 70% delle Partite IVA, che potevano beneficiare di un contributo serio, per garantirne la sopravvivenza. Non era forse più giusto ed equo calcolare i sostegni in base proporzionale al calo del fatturato? Non era più realistico?". Sul tema aiuti, Fabio Tinti è infervorato: "Assisteremo ad una messa a disposizione di risorse economiche che in gran parte rimarranno ferme nelle casse dello Stato e, aldilà dei proclami, non avranno nessun effetto leva su mondo delle piccole e medie imprese che rappresentiamo. Occorre fare di più molto di più e iniettare risorse nelle imprese, tracciandone il reale utilizzo, che sia esclusivamente destinato al sostegno in beni materiali per ogni singola attività".

Per aiutare il settore, sottolinea il presidente di Fimi Confesercenti, si potrebbe "dare l’opportunità di posticipare la data del fine moratoria per i finanziamenti in corso poiché se sino ad oggi le nostre imprese sono “anestetizzate” dalle misure messe in campo all’inizio della pandemia, rimane la forte preoccupazione che alla fine di questo periodo molti saranno in ancor più difficoltà e affanno nel proseguire il loro lavoro".

Per ripartire, però, "accelerare la campagna vaccinale rinunciando alla comunicazione del 'faremo e saremo in grado di', privilegiando la comunicazione del 'abbiamo fatto'", spiega Fabio Tinti. "Le migliaia di imprese del commercio ogni giorno inventano iniziative nuove, implementano i propri codici Ateco pur di aprire sempre e comunque in sicurezza, anche perché la merce che è nei nostri negozi va venduta e poi pagata.

Nessuno si può permettere di interrompere il ciclo produttivo che fa di tutti noi un anello essenziale dell’intero sistema Paese", ha concluso il presidente di Fismo Confesercenti, ricordando la mobilitazione dello scorso 7 aprile.

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