Se ne parla da diversi anni, ma siamo ancora al palo. Il sistema fiscale italiano "necessita di una riforma ampia e organica", ha detto il ministro dell'Economia e delle Finanze, Daniele Franco, in audizione alle Commissioni riunite Finanze di Senato e Camera, spiegando che si tratta di "una sfida di ingenti dimensioni". A tal proposito il Governo "presenterà a breve un ddl delega". L'obiettivo, ambizioso, è "facilitare l'aumento del tasso di occupazione", particolarmente basso per giovani, donne e i cittadini delle regioni meridionali. Un problema atavico per il Belpaese. Eppure senza riforme non si va da nessuna parte e i problemi restano sul tappeto, anzi, diventano ancora più grandi.
Parlando ai deputati e ai senatori riuniti in audizione Franco osserva che il sistema di imposizione fiscale alle imprese è stato sottoposto a vari cambiamenti nei decenni scorsi e il risultato è "un sistema oneroso e difficile da gestire". Insomma, i troppi cambiamenti apportati nel tempo hanno peggiorato le cose per i cittadini-contribuenti. Quello che serve, ha detto il ministro, è una riforma che renda "più efficiente l'amministrazione pubblica, eviti distorsioni, migliori il funzionamento del mercato del lavoro e dei mercati dei capitali. C'è la necessita di una riforma ampia e organica che tenga conto degli sviluppi dell'economia degli ultimi decenni. È una sfida di ampie proporzioni che richiede tempo ed impegno".
"L'Irpef e l'Iva restano valide - ha aggiunto il ministro - ma vi è l'esigenza di un profondo rinnovamento delle loro caratteristiche e modalità di funzionamento. La riforma è l'occasione per migliorare l'equità e il funzionamento del mercato del lavoro e dei capitali". Franco assicura che non ha in mente un aumento dell'Iva: "Magari una razionalizzazione del numero delle aliquote e anche una ricomposizione dei beni delle varie categorie sì ma che non dovrebbe essere associato a un aumento del prelievo complessivo".
Poi si è soffermato anche sull'Irap, il cui superamento "è certamente una priorità da perseguire rapidamente, ma l'intervento è complesso e va sostenuto da analisi approfondite". In altre parole si parla di un riassorbimento dell'Irap negli altri tributi, in linea con l'obiettivo di semplificazione.
Franco ammette che la pressione fiscale italiana è la più elevata della media europea. Ma a tal proposito osserva: "Se la si vuole ridurre, in assenza di un intervento coerente sul lato della spesa, la riforma del fisco può puntare a rendere il sistema impositivo più efficiente ed equo ma non può di per sé perseguire la riduzione strutturale del carico fiscale complessivo". Tra le idee c'è quella di ridurre le aliquote, marginali e medie: "Può privilegiare i segmenti dove si concentrano i secondi percettori di reddito - ha spsiegato il ministro - e per questa via incentivare la loro partecipazione al mercato del lavoro". Ma la condizione necessaria per ridurre le aliquote e conseguire una distribuzione del carico tributario meno sperequato e più favorevole alla crescita economica, è la riduzione dell'evasione.
Rispondendo alle domande in commissione il ministro chiarisce che "non è sul tavolo introdurre forme di tassazione patrimoniale nuove. Questo direi che non è nel vostro documento e quindi non credo ci siano motivi per procedere in quella direzione". Ribadisce poi che "la patrimoniale non è nel documento, non è nella delega". E ricorda che "il nostro Paese ha già "forme di tassazione patrimoniale".
Così come un imprenditore o un buon padre di famiglia, anche un ministro dell'Economia deve guardare soprattutto
all'equilibrio dei conti: "È fondamentale il tema delle risorse disponibili per interventi di alleggerimento del prelievo - ha detto Franco -, non possiamo mettere a rischio la tenuta dei conti pubblici in particolare in questa fase".
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