Il giorno più lungo del rublo: mai così male dal 1995

Il crollo del prezzo del petrolio, le sanzioni economiche, il calo di investimenti stranieri: tutti i fattori della peggiore crisi degli ultimi vent'anni

Il giorno più lungo del rublo: mai così male dal 1995

È una giornata da incubo per il rublo, quella di oggi. Erano quasi vent'anni che la moneta imperiale, poi sovietica e poi russa non andava così male: precisamente, dal 1995. Se a inizio anno un dollaro valeva 32,66 rubli, stamattina ne valeva 66 e nel corso della giornata ha sfondato la quota degli 80 rubli. Nella sola giornata di ieri ha perso il 10% del valore.

Da Mosca le autorità russe cercano di contenere il panico: la Banca centrale russa ha assicurato di essere "pronta a prendere nuove misure", dopo il maxi aumento dei tassi deciso stanotte, dal 10,5% al 17% . "Altre azioni della banca centrale seguiranno la decisione di aumentare i tassi" ha spiegato il primo vicepresidente dell'istituto, Sergei Shvetsov - Un anno fa non potevamo immaginarci ciò che accade oggi neppure nei peggiori incubi... Molti partecipanti sono in una situazione difficile a causa degli eventi di oggi".

Solo negli ultimi 12 mesi la Banca centrale ha speso 80 miliardi di dollari nel tentativo di frenare la caduta della moneta nazionale. Come spiega La Stampa, il cambio del rublo viene deciso dalla Banca Centrale russa in base alle contrattazioni valutarie alla Borsa di Mosca (che oggi ha perso il 19%). I pagamenti in contante in dollari sono vietati, ma è concesso possedere monete estere e tenervi i propri risparmi: si tratta, effettivamente, di una pratica assai comune.

La svalutazione è dovuta, inoltre, alla preoccupazione degli investitori di fronte alla fuga di capitali stranieri, timorosi del rischio politico dovuto tra l'altro alla crisi ucraina: dall'inizio del 2014 il conto è salito ad oltre 100 miliardi. Oltre un terzo di questa somma è stasto acquistato da russi desiderosi di mettere in sicurezza i loro risparmi liberandosi degli ormai sgraditi rubli.

Un peso non indifferente, infine, hanno avuto le sanzioni economiche imposte dall'Unione Europea: per fine anno sono previsti pagamenti per decine di miliardi di dollari, il che ha naturalmente aumentato la domanda di valuta estera.

Da ultimo, va considerato l'effetto esiziale del crollo del prezzo del petrolio, di gran lunga il prodotto più esportato dalla Russia nel mondo insieme al gas. Putin stesso mesi fa aveva valutato la discesa del prezzo del greggio a 80 dollari al barile "una catastrofe per l'economia mondiale": oggi l'oro nero si vende a meno di 54 dollari al barile.

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