La Cina è vicina a Goldman Sachs. Forse, anche un po' troppo. Sono finiti non senza qualche imbarazzo i colloqui a Pechino fra la segretaria Usa al Commercio Gina Raimondo e l'omologo cinese Wang Wentao, primo atto di distensione dopo mesi fra i due Paesi. «Colpa» dello scoop con cui ieri il Financial Times ha rivelato che la regina delle banche d'affari Usa ha fatto shopping di aziende in patria e in Inghilterra usando anche i quattrini del Dragone. Senza peraltro rendere noto il coinvolgimento del China Investment Corporation (Cic), il fondo sovrano cinese, con cui è legato da una partnership nel private equity da 2,5 miliardi di dollari. L'allora amministratore delegato di Goldman, Lloyd Blankfein, aveva lanciato l'iniziativa durante la visita di Stato di Donald Trump a Pechino nel 2017, affermando che avrebbe aiutato ad affrontare le preoccupazioni di Washington riguardo ad uno squilibrio commerciale tra Stati Uniti e Cina. Una relazione stretta quindi sei anni fa, ma su cui nessuno aveva finora accesso i riflettori.
FT svela invece che sono state sette le operazioni mandate in porto grazie alla liaison sino-americana, una sorta di cavallo di Troia con cui i fondi di private equity hanno «aiutato i fondi sovrani ad accumulare partecipazioni indirette in aziende di settori critici» infischiandosene dei controlli sempre più serrati del mondo occidentale sugli investimenti esteri dell'ex Impero Celeste. Ma se le acquisizioni di una start-up che segue le catene di fornitura globali, oppure quella di una società che fornisce consulenza sul cloud computing e o di una società di test antidroga appaiono tutto sommato innocue, non altrettanto si può dire della britannica Lloyd's Register Quality Assurance (Lrqa), unità cyber e ispettiva del gruppo di classificazione navale Lloyd's Register.
Questa compagnia opera in settori strategici, dall'aerospazio alla difesa, dall'energia alla salute e controlla Nettitude, l'azienda che si occupa della sicurezza informatica del governo di Londra. Anche se FT precisa che in quest'operazione «il coinvolgimento finanziario dello Stato cinese è stato relativamente ridotto», la testata aggiunge che Cic «è più strettamente coinvolto nelle aziende che acquista rispetto agli investitori tipici della maggior parte dei fondi di buyout».
Nella sua difesa, Goldman Sachs non smentisce il quotidiano della City: «Il fondo di cooperazione è un fondo
statunitense gestito da un manager statunitense ed è gestito in conformità con tutte le leggi e i regolamenti. Continua a investire in aziende statunitensi e globali, aiutandole ad aumentare le loro vendite nel mercato cinese».RPar
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