Potrebbe essere l'Australia a cambiare i rapporti tra i media e Google e Facebook che pubblicano le loro notizie senza pagare nulla. Infatti anche l'opposizione laburista australiana sosterrà la proposta di legge della maggioranza per costringere Google e Facebook a retribuire i media per i contenuti condivisi sulle rispettive piattaforme. Il cammino della proposta di legge, fortemente avversata dalle due aziende, è seguito con attenzione da tutto il mondo.
Lo sviluppo dei social media ha infatti aggravato la crisi dell'editoria sebbene, paradossalmente, le piattaforme digitali generino introiti pubblicitari impressionanti anche grazie ai contenuti giornalistici condivisi tramite esse. In Francia il mese scorso Alphabet, la casa madre di Google, e gli editori hanno siglato un accordo quadro sulla retribuzione delle testate per la pubblicazione dei loro contenuti ma si tratta di un caso isolato, e in via di definizione, maturato dopo anni di scontri e difficili trattative. L'azienda di Mountain View ha chiesto comunque all'Australia una serie di modifiche, la principale delle quali è inserire nella normativa la nuova piattaforma Showcase e non il motore di ricerca. I media australiani sono divisi.
Seven West Media, nei giorni scorsi, è diventata il primo grande editore a firmare un accordo di licenza con Google mentre News Corp e Nine Entertainment sostengono la proposta di legge, la quale prevede che, in assenza di un accordo tra le parti, sia un arbitrato a stabilire la somma che Alphabet deve pagare ai fornitori di contenuti.
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