Scorrono i giorni verso il 30 novembre e l'offerta di Cassa depositi e prestiti per la rete di Tim ancora non c'è. Anzi, nelle ultime ore sono cresciute le possibilità che la proposta non vincolante possa non arrivare o essere ulteriormente posticipata. L'incertezza del momento fa arretrare il titolo di Tim, che ha chiuso a -1,2% a 0,22 centesimi per azione. Fonti di governo specificano però che una decisione non sia stata ancora presa. Anche se il ruolo di primo piano assegnato dalla premier Giorgia Meloni al sottosegretario Alessio Butti lascia pensare che l'ipotesi più quotata sia un'applicazione del progetto Minerva: vale a dire nessuna offerta per la rete, ma un'Opa, magari con più soggetti, condotta da Cassa depositi e prestiti su Tim. Sulla partita, comunque, avranno peso il parere di Giancarlo Giorgetti, a capo del Mef che ha un'influenza sulle mosse di Cdp, e il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso.
Ieri, intanto, il capo di gabinetto della premier, Gaetano Caputi, ha incontrato le delegazioni delle principali rappresentanze sindacali a Palazzo Chigi. La riunione, che si è tenuta nel pomeriggio, è stata interlocutoria con i sindacati che hanno chiesto una risposta sul futuro di Tim entro la fine del mese. Anche se, per alcuni, il silenzio di Caputi alle domande sull'attesa offerta di Cdp ha fatto pensare a un cambio di rotta sul Memorandum of understading di maggio. «Abbiamo presentato al governo la preoccupazione di un piano industriale che rischia di determinare un drammatico smembramento del perimetro di unicità dell'azienda», è stato il commento del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, che ha auspicato «un nuovo incontro per entrare nel merito delle scelte di politica industriale». Presenti anche Maurizio Landini della Cgil e Pierpaolo Bombardieri della Uil, che hanno convenuto sulla necessità di «agire presto» e senza ulteriori rinvii.
«Noi non ci opponiamo alla rete unica tra Tim e Open Fiber perchè avere due reti è inutilmente dispendioso», ha commentato a Il Giornale Alessandro Faraoni, segretario generale della Firstel Cisl che ha partecipato all'incontro. «Non siamo nemmeno contrari a un eventuale progetto alternativo, anche se resta un punto interrogativo sui tempi.
Ogni soluzione deve tenere conto della parte dei servizi e preservare le 15mila persone che ci lavorano». Insomma, i sindacati pensano che lo smembramento di Tim sarebbe solo un regalo ai concorrenti stranieri e, almeno la Cisl, avrebbe già pronta una controproposta per realizzare la rete unica senza dividere l'azienda.
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