Imposte sostitutive Irpef nel mirino del governo, che inizierà da domani in Consiglio dei ministri a riordinare le numerose flat tax. A quanto è dato sapere, al momento nessuno avrebbe intenzione di silurarle tutte, anche per il fatto che i regimi fiscali alternativi assorbono circa un decimo dell'imponibile Irpef.
Stando a Il Sole 24 Ore, si starebbe invece pensando ad imporre un "modello duale", un sistema che prevederebbe un'imposta proporzionale da applicare esclusivamente sui redditi di capitale. Pare tuttavia che si vogliano far sopravvivere anche i restanti "regimi sostitutivi cedolari", avvicinando le aliquote al 23% del primo scaglione Irpef e salvando il regime forfettario delle partite Iva.
L'obiettivo resterebbe comunque quello di riordinare il tutto, visto che la moltiplicazione delle sostitutive avrebbe prodotto "un carico fiscale diseguale tra le varie fonti di reddito". Lo stesso presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha criticato i prelievi forfettari, responsabili di aver "minato l'imponibile e introdotto distorsioni e iniquità inaccettabili sia orizzontali sia verticali". All'assemblea di giovedì era presente anche Draghi, il quale, annunciando l'intenzione di non aumentare le tasse, ha indirettamente anticipato l'intervento sulle flat tax.
Molte aliquote sono distanti dal 23% del primo scaglione Irpef: alcune, più settoriali, sono poco usate, come il 15% sulle lezioni private o l'imposta di 100 euro per la raccolta di funghi/tartufi. Altre sono più note e diffuse, come la cedolare secca per affitti con canone concordato (10%), il 10% sui premi di produttività o il 12,5% sugli interessi dei titoli di Stato. Per portarle al 23%, come suggerito al Parlamento il direttore generale delle Finanze Fabrizia Lapecorella, si potrebbe pensare di incrementare le aliquote proporzionali e diminuire al contempo le basi imponibili, lasciando invariata l'imposta netta.
Per quanto riguarda il "risparmio", ad oggi la separazione tra "redditi di capitale" e "redditi diversi" non consente di compensare eventuali minusvalenze, pregiudicando"l'efficienza del mercato dei capitali". Questa la denuncia presente nell'atto di indirizzo del parlamento, che parla anche dell'intenzione di ridurre l'aliquota del 26% applicata sui redditi finanziari: allineare tale aliquota al primo scaglione Irpef significherebbe un minor gettito di 1,4 miliardi.
Non dovrebbe essere riallineata all'Irpef, invece, l'aliquota flat tax degli autonomi (5% e 15%): nel mirino, invece i coefficienti di redditività che costituiscono l'imponibile su cui applicare in modo proporzionale l'aliquota, non modificati dopo l'incremento della soglia di ricavi/compensi per l'accesso a regime agevolato fino a 65mila euro.
La posizione di Forza Italia
In merito alla riforma sull'Irpef, Forza Italia, da sempre attenta al fisco ed alla semplificazione, fa sapere di aver già preparato le sue proposte. "Sono considerati irrinunciabili un intervento sulle aliquote Irpef per abbassare le tasse a partire dal ceto medio, la riduzione del costo del lavoro e il superamento dell’Irap per sostenere le imprese", si legge in una nota rilasciata a conclusione di una riunione convocata dal coordinatore Antonio Tajani. "Proponiamo la rateizzazione del secondo acconto delle imposte per le partite Iva e il mantenimento del regime forfettario - con correttivi - per i contribuenti che superano il limite di 65.000 euro, dunque il rinvio selettivo delle cartelle esattoriali fino a metà del 2022 in previsione della pace fiscale. Una lotta seria all’evasione non si realizza perseguitando gli emersi, ma scovando i sommersi".
E ancora: "Noi siamo sicuri che con aliquote oneste avremo cittadini onesti. Casa e risparmio non devono essere tassati ulteriormente, ma, al contrario, incentivati per sostenere l’economia reale: ci opporremo ad ogni forma di patrimoniale e chiederemo la proroga del bonus 110% e il rilancio dei Pir. La riforma fiscale, per poter essere efficiente, deve prevedere un taglio delle tasse molto superiore ai tre miliardi ad essa destinati.
Per liberare risorse è necessario rivedere ciò che non ha funzionato, a partire dal reddito di cittadinanza, una misura che nulla ha a che vedere - come è stata impostata - con il contrasto alla povertà e il sostegno ai bisognosi che, anzi, deve essere aumentato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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