Pensioni, la mannaia dei tagli agli assegni: dal 10 al 18%. Incubo ritorno Fornero

Fra sette mesi scadrà anche Quota 102, ma il governo non ha ancora trovato una soluzione per le pensioni. Si teme il ritorno alla legge Fornero

Pensioni, la mannaia dei tagli agli assegni: dal 10 al 18%. Incubo ritorno Fornero

Incubo legge Fornero. Con Quota 102, misura che lo scorso gennaio ha sostituito Quota 100, ormai arrivata a metà strada, si teme un ritorno della riforma delle pensioni del 2011 che porta il nome dell'allora ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero.

Conclusa Quota 102, che consente la pensione a 64 anni con 38 di contributi, resterà infatti poco tempo per trovare nuove soluzioni. Attualmente, la mini-riforma a cui stava pensando il governo è ancora ferma, dato che l'esecutivo sta dando priorità ad altre emergenze, come quella della crisi energetica provocata dalle sanzioni alla Russia.

La preoccupazione, tuttavia, comincia a diffondersi, anche perché mancano solo 7 mesi allo scadere di Quota 102. In tanti adesso, fra partiti e associazioni sindacali, stanno premendo per riaprire la discussione.

Ma quali soluzioni potrebbero essere trovate in così poco tempo? Fra le varie opzioni ci sarebbe quella di consentire a tutti l'uscita dal lavoro con 64 anni di età e 20 di contributi. Delle simulazioni effettuate dai tecnici del settore, è emerso, come riportato da Il Sole 24 Ore, che con il ricalcolo contributivo la riduzione dell'assegno per quei lavoratori con metodo misto (soggetti che al 31 dicembre 1995 avevano meno di 18 anni di contributi), starebbe fra il 10 e il 18%. Una riduzione del 18,6% dell'assegno interesserebbe un piccolo gruppo di lavoratori che hanno fino a 17 anni di anni di versamenti al momento collegati al retributivo. Una riduzione del 10%, invece, riguarderebbe un più ampio gruppo di soggetti con una quota di contribuzione che arriva a sei anni ed è riconducibile al retributivo.

Sono, dunque, i lavoratori a regime misto il reale problema da risolvere per il governo, che deve garantire loro una flessibilità di uscita.

I sindacati, dal canto loro, non sembrano entusiasti di un'uscita unica a 64 anni, con ricalcolo contributivo dell'assegno. Le associazioni chiedono piuttosto una pensione a 62 anni, tutelando anche la quota retributiva, oppure la famosa Quota 41 (41 anni di contributi a prescindere dall'età) tanto cara anche alla Lega. Forza Italia, invece, preferirebbe una Quota 104, che prevede la somma fra età anagrafica e anzianità contributiva.

L'esecutivo, però, non intende gravare troppo sui conti pubblici, incrementando la spesa pensionistica, per la quale si ipotizza già una crescita del 7% per il 2023.

Sarà forse presa in considerazione la proposta dell'Inps, che prevede un'uscita a 63-64 anni con la sola quota contributiva ed il successivo recupero della parte retributiva una volta raggiunti i 67 anni.

Al momento non vi è nulla di certo. Allo scadere di Quota 102, le strade attualmente più visibili sono una proroga di questa misura, oppure un ritorno alla legge Fornero.

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