Iren raddoppia gli investimenti a 12,7 miliardi e con il nuovo piano industriale, il primo dell'ad Gianni Vittorio Armani, lancia la sfida ai competitor sul campo della transizione verde. La società ha presentato ieri a Milano la strategy al 2030 che darà una svolta radicale al gruppo in nome di tre driver: territorialità, decarbonizzazione e qualità dei servizi. «La prossima decade sarà cruciale per la svolta del nostro paese, e in particolare per le utility», alla luce del «bisogno urgente di ridurre le emissioni», spiega Armani, sottolineando che oggi «abbiamo una opportunità senza precedenti», anche grazie alle risorse previste dal Pnrr.
In questo contesto, Iren punta a sviluppare le rinnovabili con un focus particolare su idrico, rifiuti e teleriscaldamento calando concretamente gli investimenti sul territorio. «Iren si pone come il partner preferenziale per cittadini e pubbliche amministrazioni per soddisfare le necessità e trovare soluzioni avanzate (dai dissesti idrogeologici, all'efficienza dei plessi scolastici)» ha aggiunto l'ad che, in parallelo, ha annunciato l'ingresso di 7mila persone in azienda. Nel dettaglio, più del 70% degli investimenti cumulati sono destinati ai settori regolati o semi regolati, al fine di potenziare, ammodernare e digitalizzare i servizi a rete, con particolare focus sugli impianti di depurazione, teleriscaldamento e raccolta dei rifiuti urbani.
A differenza dei precedenti piani industriali, sono stati inclusi gli investimenti per linee esterne pari al 14%, ovvero 1,8 miliardi di euro, destinati al consolidamento di società partecipate e alla partecipazione alle gare (gas in primis). Tra i primi colpi in canna Iren punta a fare sue le reti gas messe sul mercato da A2a, e l'ad Armani ha confermato che la società è in gara (per il 15% degli asset), in cordata con Acea e Ascopiave.
Il gruppo «prevede poi un'accelerazione delle attività di crescita per linee esterne con operazioni di M&A. Dal punto di vista della sostenibilità, 8,7 miliardi sono indirizzati a progetti per supportare la resilienza delle città e per progetti di decarbonizzazione.
A livello di obiettivi, Iren prevede di raggiungere al 2030 un utile netto di 500 milioni (+270 milioni rispetto al 2020). Confermata la dividend policy del precedente piano con un dividendo pari a 10 euro ad azione sull'utile netto 2021 (+5,3%) e una crescita del 10% annua fino al 2025. Nella seconda parte di piano, il dividendo per azione sarà pari al 50-55% dell'utile netto.
Guardando ai numeri dei primi 9 mesi, la crescita
è stata a doppia cifra: l'utile si è attestato a 242 milioni (+57,6%), il mol a 733 milioni (+12,3%) e i ricavi a 3,1 miliardi (+18,1%). Risultati supportati, in particolare, dalle business unit Ambiente, Energia e Reti.
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