La gara per la cessione di Ita da parte del ministero dell'Economia ha fatto mercoledì un importante passo avanti. Ma le cose si stanno complicando. Vediamo quali sono i nodi e i dubbi di una privatizzazione molto sofferta e ancora poco chiara.
I TEMPI
Trattativa in esclusiva non vuol dire vendita: Certares è entrata in questa fase, che la vede interlocutore unico del Mef per l'acquisto di Ita. Non è stato sottoscritto nulla, si tratta solo di un passo avanti nella lunga e faticosa strada verso la privatizzazione. Ita non è stata ancora venduta e la scelta di proseguire i colloqui con il fondo americano non significa che alla fine sarà questo il nuovo proprietario. Il governo italiano intende ottenere tutto il possibile per contare sulle scelte strategiche della compagnia; il comunicato è chiaro: «Alla conclusione del negoziato in esclusiva si procederà alla sottoscrizione di accordi vincolanti solo in presenzza di contenuti pienamente soddisfacenti per l'azionista pubblico». Questa fase si potrà chiudere, anche in tempi brevi, con un preliminare di vendita ben dettagliato. E qui la cessione s'intreccia con la politica: sarà questo governo a procedere, ma con buona probabilità sarà il prossimo a chiudere. Fratelli d'Italia, partito dato per vincente alle urne del 25 settembre, non fa mistero di voler avere voce in capitolo. Se l'eventuale contratto preliminare conterrà una forte penale nel caso in cui l'accordo venga stracciato, questo significa che il governo attuale intende blindare la vendita. Più bassa sarà la penale, più facile sarà rompere il pre-accordo. La politica al di là dei commenti a caldo, non resterà spettatrice.
STRUMENTO DI POTERE
Il fondo Certares è stato prescelto anche per aver rilanciato sul prezzo (valutando Ita oltre 1,1 miliardi), per aver accettato che il Mef detenga una quota importante, il 45% (forse il 49%), con due consiglieri e la scelta del presidente, per aver promesso una ricapitalizzazione a breve. Il dubbio qui è di sistema: nella mentalità corrente, la compagnia aerea nazionale è sempre stata considerata uno strumento di potere prima che un'azienda. Con una quota quasi paritetica il governo considererà ancora Ita come propria. Con Lufthansa-Msc la quota pubblica sarebbe stata del 20% e, conoscendo i tedeschi, avrebbero comandato loro.
IL RUOLO DI AIR FRANCE
Perchè Air France e Delta non partecipano all'operazione con quote di capitale? Il ruolo di Air France-Klm (più che di Delta) è un elemento interessante perché indica una lotta per il potere nei cieli dell'Europa. Air France non poteva permettersi che il suo principale concorrente mettesse le mani su Ita completando uno scacchiere che comprende già, oltre a Lufthansa, Swiss, Austrian, Brussels. Ma Air France-Klm (la holding che controlla le due compagnie) non poteva agire in proprio perché né i francesi, né gli olandesi hanno completato il rimborso di aiuti di Stato post Covid. In altre parole senza Certares, e l'alleata Delta, Air France non avrebbe potuto esporsi in prima persona in una battaglia essenziale per le strategie dei prossimi anni. Ecco spiegato il ruolo di semplice partner commerciale, almeno per ora.
IL PIANO INDUSTRIALE
Un altro elemento non ben definito riguarda il piano industriale elaborato dalla cordata prescelta per la trattativa: se ne conoscono solo elementi frammentari, quali la valorizzazione di Fiumicino, come ulteriore hub del gruppo Air France, e di Malpensa per il cargo, sinergie con Certares per gli aspetti commerciali e di biglietteria; sviluppo dell'attività di Ita, che resterà nell'alleanza SkyTeam di cui fa parte da oltre vent'anni.
Tuttavia non sono per il momento chiari gli stumenti con i quali la nuova gestione aumenterà i ricavi inseguendo pareggio e profitti: la grossa quota che resterà in mano al governo servirà proprio a scongiurare tagli occupazionali, che sono sempre una scorciatoia per risanare le aziende.
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