C'è chi compra una Ferrari, chi guida una Ferrari, chi vorrebbe una Ferrari, chi non avrà mai una Ferrari. Il popolo di rosso vestito è così, silenziosamente eterogeneo benché sia un oggetto rumoroso a unirlo eliminando le distanze abissali che separano ricchi e super ricchi da noi pincopalla della vita. Perché non fa differenza il modo in cui si monta in sella al Cavallino, se con il portafoglio o con i sogni, l'importante è sapere con precisione il motivo per cui lo si cavalca. E loro e noi e voi lo sapiamo: siamo uniti dalla passione che un colore e un rumore ci liberano nell'animo. Non è necessario possederla, una Ferrari, è sufficiente ammirarla; di più, lo si può fare ad occhi chiusi, perché basta sentirla, ascoltarla. Fino ad oggi è stato così. Anche domani sarà così. Il problema, se patron Marchionne dovesse mantenere fede a quanto annunciato, il problema sarà dopodomani, una manciata di anni, quando non si riuscirà più a distinguere la Rossa dal suo rombo e capiterà di confonderla con il rumore di un Folletto della Vorwerk.
Potenza dell'elettrico. La Ferrari aspirapolvere. La Ferrari un sibilo. La Ferrari che ci toccherà aprire gli occhi per capire che è una Ferrari. Quasi una contraddizione in termini. Per questo Marchionne, che dell'eterogeneo popolo di rosso vestito è il sunto visto che prima ha sognato le Rosse e oggi le possiede e guida, sa bene che la vera sfida sarà costruire un motore elettrico capace di urlare con la forza e il timbro unici degli aspirati di Maranello.
In fondo i tecnici del Cavallino ci sono già riusciti: hanno fatto rombare i turbo della 488 e della California quasi fossero motori aspirati. Sarà difficile. Dovranno impegnarsi. Ma lo devono alla passione che non distingue mai tra portafogli e sogni.
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