Il ciclone che continua a non dare tregua al settore automotive prende ancora più forza, guarda caso, sul territorio italiano. La crisi di governo, con le dimissioni del premier Mario Draghi, si aggiunge alle altre catastrofi (pandemia, guerra in Ucraina, crisi dei microchip, materie prime ed energia alle stelle, produzione rallentata e mancanza di prodotto nuovo nelle concessionarie, gas russo verso il taglio definitivo, caro carburanti, impennata dell'inflazione). Ecco allora l'Italia (con Draghi ancora al suo posto), in un mercato europeo che a giugno ha segnato un -16,8%, perdere il 15% delle vendite sul 2021, secondo risultato negativo del mese dopo quello della Germania (-18,1%). E se si guarda al primo semestre, la situazione resta grave: -13,7% (ma -33,6% nel confronto con il 2019) il mercato europeo, con l'Italia a vestire la maglia nera (-22,7%) rispetto a Francia (-16,3%), Germania (-11%) e Spagna (-10,7%).
Nei prossimi mesi, visto lo scenario, c'è poco da sperare in miglioramenti. Anzi. E a rischiare di più, se il governo non dovesse ricomporsi, sarebbe proprio l'Italia: ulteriore abbattimento della fiducia da parte dei consumatori e, soprattutto, crollo dei deboli pilastri che reggono ancora le aziende con centinaia di esuberi già dichiarati, sfinite da una lunghissima crisi e condannate dagli esiti di un processo di transizione energetica «suicida» per l'industria automotive europea.
A proposito di piani green di Bruxelles, Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae, evidenzia come l'Italia è «il fanalino di coda per quanto concerne le auto elettriche e, tra le cause del mancato decollo di questo segmento di mercato, c'è l'arretratezza della rete infrastrutturale». «Siamo lontanissimi - aggiunge Cardinali - dai Paesi più avanzati come, a esempio, l'Olanda per quanto riguarda le centraline di ricarica.
Dal varo del Pnrr, ormai 14 mesi fa, che prevede 750 milioni per le infrastrutture, manca ancora un cronoprogramma che indichi tempi e luoghi dove installare le famose colonnine (ne servirebbero 320mila di ricarica pubblica), nonché i soggetti incaricati di effettuare gli interventi». E Stellantis? Perde anche il gruppo guidato da Carlos Tavares: -16,5% in giugno e -21% da gennaio, per una quota al 19,4% dal 21,3% del primo semestre 2021.
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