Una proposta di legge per favorire la partecipazione di dipendenti e operai alle gestione e agli utili delle imprese. È quella che la Cisl ha presentato ieri alla Corte di Cassazione. La raccolta delle 50mila firme, previste per l'iniziativa legislativa popolare, inizierà a maggio e si concluderà a novembre. «Il tempo è maturo per far evolvere il rapporto tra impresa e lavoro nel solco di una più solida democrazia economica», ha commentato il segretario Cisl Luigi Sbarra rimarcando che l'obiettivo è favorire «relazioni industriali partecipative, che riconoscano a lavoratrici e lavoratori del nostro Paese forte ruolo nelle scelte strategiche e nell'organizzazione del lavoro». Nel testo, suddiviso in 22 articoli, sono citati numerosi esempi di gruppi che hanno favorito la partecipazione dei lavoratori, da Luxottica a Piaggio a Leroy Merlin.
Il testo esplora e incoraggia le differenti forme di partecipazione a partire dall'ingresso dei rappresentanti dei lavoratori nei consigli di sorveglianza nelle imprese che adottano il sistema dualistico nonché la partecipazione ai cda sulla base delle modalità stabilite nei contratti. Per entrambi i casi, non ci sono obblighi per le imprese private di aderire a questo modello, mentre l'articolo 5 si prevede che le società a partecipazione pubblica «devono integrare il cda con almeno un amministratore designato dai lavoratori dipendenti».
Per quanto riguarda la distribuzione degli utili ai dipendenti, si prevede un'imposta sostitutiva su questi redditi del 5% entro il limite di 10mila euro annui lordi. Un'altra innovazione è rappresentata dai «piani di azionariato», con l'attribuzione, su base volontaria, ai lavoratori dipendenti, di strumenti finanziari per il possesso di quote di capitale delle imprese. Si introduce poi nell'ordinamento giuridico italiano l'istituto abnglosassone del voting trust, ossia un fondo fiduciario a cui i lavoratori possono affidare le loro quote azionarie per farle «pesare» nelle votazioni assembleari. Gli articoli dal 9 al 15, poi, regolano la partecipazione organizzativa e quella consultiva, i premi per l'innovazione e l'efficienza, gli obblighi formativi dei dipendenti coinvolti nelle diverse forme di co-decisione.
Ancora, all'articolo 19 si prevedono le agevolazioni fiscali per i dipendenti e le imprese stesse che promuovono modalità partecipative. Nella proposta della Cisl, per i lavoratori diventerebbero deducibili sia le spese per un piano di partecipazione finanziaria fino a un massimo di 10mila euro l'anno sia i premi per l'innovazione. Analoghe deduzioni sarebbero possibili per le aziende che promuovono i piani di partecipazione finanziaria con gli stessi limiti per ogni lavoratore e dell'intero valore delle azioni in caso di assegnazione gratuita ai dipendenti. Gli oneri complessivi sono stimati in 50 milioni di euro.
«È una sfida che crediamo debba essere raccolta dalle associazioni datoriali per innovare le relazioni industriali, e anche dal governo, chiamato ad incoraggiare questa
pratica attraverso sostegni e incentivi rivolti ad accordi partecipativi», ha concluso sbarra che ha avviato una serie di incontri con le istituzione per presentare la pdl iniziando con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
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