Abbiamo appreso che secondo l'Istituto Treccani la parola del 2024 è: rispetto. Da recuperare per il suo valore profondo visto che è in così larga misura disattesa. Nell'Italia dell'economia reale, ad esempio, la categoria degli artigiani gode di scarsissimo rispetto da parte dei decisori pubblici per non dire del sistema delle banche. Eppure, come ha ricordato il presidente Mattarella davanti alla platea di Confartigianato, essere artigiani non è un lavoro qualunque, perché l'artigianato fa parte della storia d'Italia, è un motore fondamentale di sviluppo. Concetti significativi. Ma gli artigiani sono per davvero considerati motore di sviluppo? Direi di no. Il settore vive, e non da oggi, una condizione di profonda difficoltà. In modo particolare per una pressione fiscale divenuta intollerabile e per una sostanziale solitudine dovuta a politiche industriali che non tengono conto delle necessità di un comparto che dovrebbe essere considerato strategico. Ci sono numeri che confermano il pasticcio. In Italia, il caro energia nel biennio 2022 2023 è costato alle pmi 11,8 miliardi in più rispetto ai concorrenti europei. E le tasse pro capite 620 euro in più nel confronto con il Vecchio Continente. Questo certifica la zavorra che sta pesa sul cammino del mondo artigiano. Ecco perché la preoccupazione cresce, i debiti salgono, le banche si ritraggono e il pericolo dell'usura è in incremento. Una cosa è certa: con mercati sempre più complicati e dove la concorrenza è sempre più spietata, se non si interviene con iniziative strategiche e di lunga visione, il lavoro artigiano è destinato a progressiva marginalità.
E, in una prospettiva ormai prossima, verrebbe a interrompersi la catena del passaggio generazionale. Per l'Italia un deficit serio. Dovuto a una clamorosa mancanza di rispetto per questa categoria.www. Pompeolocatelli.it
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