L'Italia chiede altri soldi ma l'Ue fa muro

Il piano dell'Italia costretto a scontrarsi con la dura realtà dei fatti. Bruxelles difficilmente concederà altra elasticità ad aprile

L'Italia chiede altri soldi ma l'Ue fa muro

Il Cura Italia, cioè il maxi decreto contenente le misure economiche da attuare per fronteggiare la crisi provocata dal nuovo coronavirus, deve ancora essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Come fa notare il quotidiano La Verità, nonostante la gravità della situazione, il “poderoso intervento” promesso da Giuseppe Conte è ancora nel limbo. Nonostante le carenze strutturali del pacchetto, fa specie che il tutto non sia ancora apparso. Ma c'è di peggio: il premier italiano ha annunciato un altro decreto per aprile pur sapendo di non poter mantenere questa promessa.

Il motivo è semplice: l'Europa (leggi come: Germania e Francia) ha messo nel mirino la ricchezza privata degli italiani ed è pronta ad approfittare del Covid-19 per affondare il colpo. Ecco perché non è da escludere che il prossimo decreto – sostiene sempre La Verità – possa essere scritto dalla Troika (Fmi, Bce e Commissione euroepa) con il beneplacito di Chrstine Lagarde.

Anzi: Lagarde è stata chiarissima. Pochi giorni fa il presidente della Bce ha detto chiaramente di non poter intervenire sullo spread, lanciando all'Italia un messaggio inequivocabile: sono problemi vostri.

Ma la dimostrazione più evidente dell'eventuale mano della Troika nel prossimo decreto italiano arriva dal ritardo con cui la Ragioneria dello Stato bollina il Cura Italia. Scatta subito un campanello d'allarme e si insinua il dubbio che le promesse della seconda rata d'incentivi per aprile siano assai vaghi.

La posizione dell'Ue

Ricordiamo che il Cura Italia ha portato il rapporto deficit/Pil al 2,7%, anche se alcune stime affermano che sia stata superata la soglia del 3%. Dunque la domanda sorge spontanea: è possibile dare il via libera a un decreto che trasgredisce tanto il fiscal compatct quanto il pareggio di bilancio senza ricevere l'autorizzazione europea?

Un altro indizio riguarda la decisione di non far slittare gli adempimenti fiscali. La raccomandazione arrivata dall'alto è stata: chi è in grado di farlo, paghi. Uno dei timori paventati, dunque, è che lo Stato possa rimanere a secco di entrate e quindi senza soldi per sostenere la sanità.

Nel frattempo il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha iniziato a scrivere il documento di economia e finanza, il famoso Def da approvare e spedire a Bruxelles entro il 10 aprile. Occhio alla data: prima dell'attuazione della seconda manovra anti-coronavirus.

Tornando al Def, i numeri non sono affatto incoraggianti. Stando alle previsioni si partirà con un -4% del Pil rispetto all'anno scorso e quindi 30 miliardi di entrate in meno. Si devono poi aggiungere i 20 miliardi di clausole di salvaguardia previste per il 2021 e, nel caso in cui lo spread si mantenesse a livelli così alti, altri 6 miliardi di interessi. E ancora: 7 miliardi di spese indifferibili. Calcolatrice alla mano il prossimo settembre l'Italia potrebbe essere costretta a una manovra da oltre 70 miliardi.

Gualtieri è a conoscenza delle richieste dell'Ue e sa che ad aprile difficilmente ci saranno euro da spendere se non chiedendo a Bruxelles altra elasticità

che tuttavia, quasi sicuramente, non sarà concessa. Germania, Francia e i Paesi nordici non vedono l 'ora di commissariare l'Italia, costringendo gli italiani a saldare il debito pubblico con la propria ricchezza privata.

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