Bruxelles morde ancora la Mela. Quattro anni di battaglie legali non sono bastati per mettere la parola fine alla guerra tra Apple e la Commissione Ue, che ieri ha presentato ricorso contro la sentenza con cui, nel luglio scorso, la Corte di giustizia europea ha annullato la decisione presa dall'Antitrust nel 2016. Allora, l'Authority aveva stabilito che il colosso di Cupertino si era avvantaggiato, a fini fiscali, di aiuti di Stato ricevuti in modo illecito dall'Irlanda. Di qui la richiesta rivolta da Bruxelles al governo di Dublino di recuperare tasse per 13 miliardi di euro che il gruppo guidato da Tim Cook avrebbe dovuto versare fra il 2003 e il 2014 sui profitti realizzati non solo in Europa, ma anche in Africa e Medio Oriente.
Un paio di mesi fa l'Alta Corte ha dato torto alla Commissione, annullando il maxi-rimborso, per non essere riuscita a dimostrare il vantaggio economico illecito (e per estensione l'aiuto di Stato), tratto da Apple; e anche per non aver tenuto conto che le intese sulle aliquote fra la Mela e l'Irlanda risalivano a oltre 20 anni prima, quando le dimensioni dell'azienda erano assai più contenute.
Motivazioni inaccettabili per la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Colei che Donald Trump aveva sprezzantemente definito «la signora delle tasse» per la caccia alle multinazionali poco rispettose delle regole fiscali comunitarie, è preoccupata: la sentenza solleva «importanti questioni giuridiche rilevanti per la Commissione nella sua applicazione delle norme sugli aiuti di Stato ai casi di pianificazione fiscale». Quanto basta insomma per presentare ricorso.
Il timore, infatti, è che si crei un precedente tale da incoraggiare altre corporation a praticare forme di elusione senza il rischio di doverne pagare dazio. «Se gli Stati membri concedono a determinate multinazionali vantaggi fiscali non disponibili ai loro concorrenti, ciò danneggia la concorrenza leale nell'Ue, in violazione delle norme sugli aiuti di Stato», ha spiegato Vestager, che chiede di «continuare a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per garantire che le aziende paghino la loro giusta quota di tasse».
D'altra parte, il «duello irlandese» è solo una parte della guerra fra Apple e Bruxelles, che a giugno ha fatto scattare due indagini allo scopo di accertare se Cupertino abbia infranto le norme sulla concorrenza con le regole d'uso imposte sui suoi sistemi di download di applicazioni (Apple Store) e, soprattutto, di pagamento (Apple Pay). Le banche, che lamentano l'impossibilità di poter usare le proprie app di pagamento, sono convinte della violazione. Non Apple, secondo cui la limitazione è necessaria per proteggere gli utenti dalle frodi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.