Mediolanum, vince Fininvest. La Corte Ue sconfessa la Bce

Marina Berlusconi: "Giustizia è fatta, in onore di mio padre". Applicata retroattivamente una legge che non poteva valere

Mediolanum, vince Fininvest. La Corte Ue sconfessa la Bce
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Per togliere a Silvio Berlusconi le sue quote di Mediolanum sopra il 10 per cento, la Banca d'Italia prima e la Banca Centrale Europea poi applicarono retroattivamente una legge che non potevano applicare. A oltre dieci anni dal provvedimento con cui Bankitalia con grande clamore mediatico congelava le azioni in mano a Fininvest della banca e assicurazione fondata da Ennio Doris arriva la decisione finale nel lungo contenzioso giudiziario scaturito da quella iniziativa di via Nazionale. Ed è una sentenza che accoglie in pieno le ragioni di Berlusconi e di Fininvest: provvedimenti annullati, le azioni dovranno venire scongelate e rimesse nella disponibilità degli eredi del Cavaliere. «Oggi è il giorno della vittoria, senza se e senza ma», commenta Marina Berlusconi: «Possiamo dire che giustizia è fatta, in onore di Silvio Berlusconi».

«Perdita del requisito della onorabilità»: questa era la motivazione con cui, ad un anno dalla condanna definitiva nel processo per i diritti tv, Bankitalia - allora governata da Ignazio Visco - aveva tolto alla disponibilità di Berlusconi le quote di Mediolanum sopra il 9,99 per cento. La direttiva europea del 2011, recepita in Italia nel 2014, estendeva alle holding finanziarie miste la norma del Testo unico bancario che richiede i «requisiti di onorabilità» per detenere una partecipazione superiore al 9,99 per cento di una azienda di credito.

Di fatto, Berlusconi aveva vissuto l'intervento della Banca d'Italia come un corollario dell'accanimento giudiziario nei suoi confronti. Per la seconda volta, nei suoi confronti veniva applicata retroattivamente una legge non in vigore all'epoca dei fatti: in base alla legge Severino era stato privato del seggio di senatore, in base alla direttiva Ue veniva azzerato il patto di sindacato che legava Fininvest a Mediolanum da trent'anni.

Così partirono immediatamente i ricorsi. E, dopo essersi visto dare torto dal Tar del Lazio, Berlusconi ottenne una vittoria piena davanti al Consiglio di Stato, che nel marzo 2016 annullò il provvedimento di Bankitalia. Via Nazionale però non si arrese, e chiese l'intervento della Bce, sostenendo che per acquisire una partecipazione qualificata in Mediolanum (che nel frattempo era soggetta a fusione) servisse un via libera da Francoforte, e contemporaneamente espresse alla Bce parere contrario, sempre per l'assenza dei «requisiti di onorabilità». La Bce fece proprio il parere di via Nazionale, e rifiutò l'autorizzazione.

Da allora, molte cose sono cambiate. Berlusconi ha scontato la sua pena in affidamento ai servizi sociali, ha ottenuto la riabilitazione, è morto. Anche Doris, socio del Cavaliere in Mediolanum fin dalla prima ora, è morto. Ma i legali di Fininvest hanno portato lo scontro davanti alla Corte di giustizia europea, citando in giudizio sia la Bce che la Commissione europea. Dopo la morte del Cavaliere si sono costituiti in giudizio personalmente tutti i suoi cinque figli. In primo grado, nel maggio 2022, il tribunale europeo diede torto a Fininvest. Ieri, la Corte ha accolto il ricorso del gruppo del Biscione e degli eredi Berlusconi: sia l'acquisizione delle azioni Mediolanum che la condanna per i diritti tv erano antecedenti alla direttiva Ue.

E, dice la sentenza, «poché tali disposizioni sono prive di efficacia retroattiva, la Bce non poteva legittimamente opporsi alla detenzione di una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum da parte di Silvio Berlusconi».

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