Fatturato in crescita, stimato in 95,7 miliardi di euro (+0,9%) nel 2018 contro i 94,8 miliardi del 2017 per le aziende tessili, di moda e accessori italiane, con un rallentamento dovuto a quello congiunturale che ha interessato l’economia mondiale. Dopo la crescita sostenuta del 2017, l'export del settore ha raggiunto 63,4 miliardi di euro (+2,6% rispetto ai 61,8 miliardi del 2017). In aumento anche l'import, a quota 35,1 miliardi (+3,1% rispetto al 2017) mentre continua a migliorare il saldo della bilancia commerciale, in positivo per 28,3 miliardi: circa 592 milioni (+2,1%) rispetto all'anno precedente. Sono i dati di preconsuntivo presentati da Confindustria Moda che fotografano l’andamento dell’intera filiera del “sistema moda” italiano, il secondo settore manifatturiero d’Europa: calzature, concia, occhialeria, oreficeria argenteria e gioielleria, pelletteria, pellicceria, tessile e abbigliamento.
E per la prima volta viene rappresentato e “reso visibile” nel suo complesso e nella sua importanza economica nel volume “Lo Stato della Moda”, uno “scenario economico” realizzato dal Centro Studi della Federazione che, come sottolinea Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda, “fornisce dati corretti, divisi per settore con lo stesso metodo, di un settore fondamentale per l’industria italiana e per il made in Italy, ne dimostra la capacità di reagire e resistere ai periodi di crisi sia con i grandi marchi ma soprattuto con la miriade di imprese diffuse su tutto il territorio. Mostriamo lo stato dell’arte e come l’Italia sia capace di rappresentare la moda a livello mondiale”.
“Il preconsuntivo 2018 mostra un settore ancora in crescita ma in rallentamento, anche se non preoccupante, in percentuale. Restiamo uno dei settori più importanti per la bilancia commerciale italiana e uno dei fiori all'occhiello della capacità di coniugare industria e artigianalità con settori che hanno la leadership mondiale - aggiunge Marenzi -, merito di una filiera integrata virtuosa a monte e a valle che rappresenta un unicum a livello globale, un patrimonio industriale italiano per il quale auspichiamo prosegua la collaborazione da parte di tutti per preservarla di fronte alle sfide competitive globali". Collaborazione e attenzione che Confindustria chiede a istituzioni e politica. “Lo Stato della Moda” sarà infatti presentato prima al Senato e poi - in versione inglese - anche a Bruxelles per aprire un confronto e un dialogo concreto sui temi della crescita della filiera.
E non è un caso se la presentazione del libro-documento sia avvenuta a Milano, capitale della moda, alla vigilia di una serie di grandi appuntamenti internazionali dal mese di febbraio: Micam (calzature) e Mipel-The Bag Show (pelletteria) in Fiera Milano dal 10 al 13 febbraio precedute da Milano Unica (tessile e accessori) dal 5 al 7 febbraio e seguite da Mido (occhialeria) dal 23 al 25 del mese e da TheOneMilano dedicata al prêt-à-porter femminile d’alta gamma e Si Sposa Italia Collezioni dal 5 all’8 aprile entrambe a fieramilanocity. Tutte manifestazioni che ruotano attorno all’altro grande appuntamento internazionale: la Milano Fashion Week in scena dal 19 al 25 febbraio. Presentazione di collezioni, passerelle, eventi e business con buyer e visitatori professionali che arrivano da tutto il mondo: made in Italy in primo piano soprattutto per l’export e la crescita sui mercato esteri dove tante sfide sono aperte.
Guardando alle esportazioni, nel corso dei primi dieci mesi del 2018, in ambito Ue - che registra globalmente una sostanziale stabilità (+0,4%) rispetto al corrispondente periodo del 2017 - si confermano ai primi posti, quali partner d'elezione per le aziende del settore, Francia (+2,4%), Germania (+0,9%), Regno Unito (+6,5%) e Spagna (-1,9%). Più dinamici i flussi diretti fuori dai confini comunitari, cresciuti nell'insieme del +4,3%. Tra i mercati extra-Ue va segnalata la Svizzera, in aumento del +14,2%, divenuta per molte categorie di prodotti la principale piattaforma logistica per la successiva riesportazione in altri mercati. Le vendite verso gli Stati Uniti, terzo mercato per valore assoluto dell'export settoriale, rappresentano l'8,6% del totale e mostrano una moderata crescita, pari al +1,3%.
Con riferimento al Far East, Hong Kong sperimenta una flessione nell'ordine del -3,5%; di contro, le esportazioni dirette in Cina si mantengono vivaci, archiviando una dinamica del +13,6%. In crescita anche la Sud Corea (+11,3%) e il Giappone. Per quanto riguarda la Russia, al recupero messo a segno nel corso del 2017 (quando aveva registrato un +12,4%), è seguito, nei primi 10 mesi dell'anno, una flessione pari al -3,2%.
La Cina si conferma il main supplier delle imprese italiane (19,6% del totale), pur se nel periodo in esame - si rileva nel preconsuntivo - questo paese presenta un decremento dei flussi di Import (-2,3%).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.