Resa dei conti in Mps. Ieri il cda di Rocca Salimbeni, dopo giornate convulse, ha deliberato all'unanimità la revoca «con effetto immediato» delle deleghe attribuite a Guido Bastianini quale ad e direttore generale e ha cooptato con i medesimi ruoli Luigi Lovaglio, ex numero uno del Creval. Bastianini, assente al vertice per motivi personali, sarebbe già pronto a portare in Tribunale il gruppo che, ironia della sorte, ha ridotto del 40% nell'ultimo anno le richieste di danni relative alle cause in corso e ha festeggiato nel 2021 il ritorno in utile con un profitto di 310 milioni (da un rosso di 1,68 miliardi nel 2020), il miglior risultato dal 2015. I ricavi si sono attestati a 2,98 miliardi di ricavi, in aumento dell'1,3% grazie alla spinta delle commissioni. In Piazza Affari Mps ha guadagnato lo 0,5% a 0,93 euro.
«Il cda, su proposta congiunta del comitato nomine e del comitato remunerazione, è giunto all'unanimità alla conclusione che Luigi Lovaglio, in virtù della sua rilevante esperienza anche a livello internazionale, unita alla profonda conoscenza del settore bancario italiano, sia il profilo più idoneo a ricoprire il ruolo di ad e direttore generale», si legge nella nota che, contestualmente, ha comunicato la revoca delle deleghe a Bastianini senza darne alcuna motivazione. Una scelta tutt'altro che pacifica. Dopo le contestazioni politiche degli ultimi giorni, ieri sono stati i sindacati a prendere la parola. «Mps ha provveduto all'ennesimo cambio di ad: il quarto in dieci anni e il secondo in due. Quella che resta immutata è la massima incertezza sul futuro della banca e dei lavoratori», ha rilevato Fulvio Furlan, segretario generale della Uilca che, pur augurando buon lavoro al nuovo ad, ha lamentato «le scelte ancora una volta prese senza il coinvolgimento delle parti sociali». Bastianini «è stato trattato come un eversivo. Ha soli due difetti: è una persona perbene ed è professionalmente capace. Confido nel buon senso del Mef (che controlla la banca con il 64,2% del capitale) per risolvere la difficile situazione. Noi faremo come sempre la nostra parte», ha poi rimarcato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi.
Il direttore finanziario Giuseppe Sica, aprendo la presentazione agli analisti dei conti, ha messo subito in chiaro che non sarebbero state accettate domande sulla governance. La decisione, secondo quanto lasciato filtrare dal Tesoro, sarebbe stata determinata dalla necessità di imprimere una svolta nel rilancio di Rocca Salimbeni. Roma sta trattando con Bruxelles e Francoforte i tempi di uscita dal capitale di Mps e la ricapitalizzazione da 2,5 miliardi necessaria a riaprire la ricerca del partner ideale dopo il tramonto del progetto di aggregazione con Unicredit. Un percorso complesso. E non solo perché, come si legge nel bilancio, nell'ipotesi di «aggiornamento dei modelli interni alle Eba Guidelines» potrebbe emergere una carenza di capitale da 150 milioni nel 2022 e di 500 milioni nel 2023.
All'orizzonte potrebbero spuntare nuovi target imposti dall'Europa di tagli dei costi ed esuberi. «Il dialogo con le autorità europee è costante e sta proseguendo in una atmosfera molto collaborativa», ha concluso Sica specificando di non essere a conoscenza delle precise tempistiche.
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