Una "bomba" sulle nostre tasche: cosa accadrà in caso di guerra

Inevitabili ripercussioni sul caro bollette, sul costo del gas naturale e nel prezzo del petrolio in caso di conflitto tra Russia e Ucraina: ecco cosa può succedere in Italia

Una "bomba" sulle nostre tasche: cosa accadrà in caso di guerra

In caso di guerra tra la Russia di Putin e l'Ucraina di Zelensky sarebbero dolori, oltre per lo scontro in sé, anche per le tasche degli italiani. Al già caro-bollette in atto, si aggiungerebbe un ulteriore costo sul settore energetico a causa della dipendenza italiana dal gas russo che corrisponde almeno al 40% della domanda. La stessa preoccupazione è stata manifestata dalla vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, la quale ha sottolineato che le stesse preoccupazioni dell'Italia sono le stesse degli americani perché tutti facciamo "parte di questo processo".

Cosa può succedere

Se l'esercito di Putin invaderà con le sue truppe la Regione dell'Ucraina orientale del Donbass, le sanzioni europee e americane sarebbero molto forti e la Russia potrebbe decidere di tagliare del tutto le forniture di gas naturale all'Italia e ad altre grandi nazioni come Germania e Francia. Purtroppo, però, noi non saremmo subito autosufficienti andando incontro a nuovi aumenti sulle bollette e un necessario contenimento dei consumi. Non solo, ma è notizia di questa mattina come il prezzo del gas sia già aumentato a 80 euro Megawatt ogni ora sulla piazza di Amsterdam con un aumento del 10% dopo essere salita fino a 82 euro con un rialzo del 13,2%.

Draghi ha già in programma un volo per Mosca previsto per la settimana prossima. Nel frattempo, il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, ha dichiarato all'Huffpost che "se si arriva alla guerra tra la Russia e l'Ucraina, con una contestuale stretta delle forniture di gas da parte di Putin, torneremo subito al 22 dicembre. Anzi il prezzo del gas potrebbe salire anche a 200 euro per megawattora", ha sottolineato.
Per non parlare de contraccolpi ai mercati. Insomma, le sanzioni potrebbero bloccare totalmente gli scambi tra il nostro Paese e la Russia.

Due anni, era il 2020, secondo i dati stilati da Trading Economics, l'Italia ha venduto 10 miliardi di dollari di prodotti e servizi ai russi: si trattava soprattutto di macchinari industriali, apparecchi elettrici o elettronici, strumenti del campo della moda ma anche farmaci. "Non sarebbe la prima volta però che l'export italiano subisce contraccolpi a causa delle sanzioni contro la Russia", scrive il Corriere. Ben quattro anni prima, poi, nel 2016, l'Italia esportava ai russi beni per 14 miliardi di dollari, la cui cifra si è dimezzata per le misure decise dall'Unione Europea a causa della Crimea. Anche in questo senso, la diplomaziona lavora senza sosta cercando di risolvere la questione dell'Ucraina.

Cosa succede al petrolio

"Dobbiamo ripristinare un vasto programma di estrazione gas nel mediterraneo e costruire/raddoppiare gasdotti (eastmed e tap) e rigassificatori. Non possiamo rimanere nelle mani di Putin. E magari è la volta buona di riconsiderare il nucleare. È questione di sicurezza nazionale", ha affermato il segretario di Azione, Carlo Calenda, su Twitter. Quale soluzione, quindi, per il caro bollette? Nessuna, per ora. Tra l'altro, il problema riguarda anche per il petrolio, schizzato a 100 dollari al barile dopo la decisione di Putin di riconoscere l'indipendenza di Donetsk e Lugansk, repubbliche autoproclamate nel 2014, oltre a ordinare alle forze armate russe di dispiegarsi in entrambi i territori in una "missione di pace".

Di conseguenza, il greggio Brent, punto di riferimento per l'Europa, è salito al di sopra del 4% all'inizio degli scambi della giornata di oggi fino a toccare un prezzo di 97,82

dollari, il più alto dalla fine di settembre 2014. Nel frattempo, il prezzo di un barile di petrolio greggio West Texas Intermediate (Wti), il punto di riferimento per gli Stati Uniti, è aumentato del 4,5% a 95,19 dollari.

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