Le nuove tasse in busta paga: chi rischia la botta (e chi si salva)

L'obiettivo dichiarato è quello di puntare alla riduzione delle tasse, ma spunta una grande fregatura: ecco il piano del governo

Le nuove tasse in busta paga: chi rischia la botta (e chi si salva)

"Bisogna mantenere gli impegni e restituire fiducia ai cittadini. Va dato un segnale di ripresa in tempi brevi. Meno tasse". Questo il motto che Giuseppe Conte va ripetendo da diverse settimane. Il governo giallorosso vorrebbe rilanciare il Paese come accadde dopo la Seconda Guerra mondiale e perciò l'obiettivo primario è quello di ricostituire in due anni, in termini assoluti, il Pil precedente l'emergenza Coronavirus. Il piano dell'esecutivo si concentra su due livelli: una riforma fiscale sul modello tedesco e una nuova Semplificazione in grado di immettere subito i finanziamenti europei del Recovery Fund nel circuito dell'economia. Oggi ci sarà il primo passo: la formulazione inizierà nel corso del Consiglio dei ministri convocato questa sera per avviare l'esame della Nadef, ovvero il documento che aggiorna le previsioni economiche.

Alla Nota di aggiornamento al Def stanno ancora lavorando il premier e il ministro Gualtieri: verrà prevista una crescita al 6% nel 2021 e per l'anno successivo sarà introdotta una soglia leggermente più alta. Successivamente sarà il turno del documento Programmatico di Bilancio, contenente gli obiettivi per il prossimo anno, che sarà approvato il 15 ottobre per poi essere spedito a Bruxelles. Una decina di giorni dopo toccherà alla Legge di Bilancio. Ovviamente il governo tenterà il tutto per tutto nella legge di Bilancio per dimostrare di aver avviato una nuova fase. La prima carta sul tavolo riguarda la riforma fiscale: avendo sempre come riferimento il modello tedesco, che si basa su una curva crescente della tassazione, l'intenzione è quella di varare una riforma complessiva dell'Irpef. Ma cosa si nasconde dietro la strategia dei giallorossi?

Ecco la grande fregatura

Favorire da una parte le buste paga di chi guadagna fino a 40mila euro e dall'altra i consumi del ceto medio: questa la finalità dichiarata. Verrebbero ridotti i rischi degli scaglioni e così ognuno potrebbe avere la propria aliquota. Tuttavia è evidente che si potrebbe avere a che fare con una grande fregatura: una stangata su misura. Come? Costruendo un'aliquota unica che si muove su una curva in relazione al reddito, semplificando e dando a ciascun contribuente la sua tassa "personalizzata". Verrebbero di fatto cancellate le detrazioni legate alle varie tipologie di reddito. Ed è proprio questo che preoccupa. Inoltre con la riorganizzazione degli scaglioni Irpef si potrebbe andare a colpire duramente i redditi a partire dai 72mila euro, con una perdita secca di 244 euro fino a 781 euro: una batosta per le fasce di reddito medio-alte va assolutamente evitata. Come riportato da La Repubblica, altri step tracciati dall'esecutivo danno priorità al sistema delle detrazioni e delle deduzioni, all'Assegno unico familiare e a una possibile revisione dell'Iva.

La strada che il governo vuole intraprendere è chiara: avere la certezza che gli aiuti dell'Ue vengano effettivamente spesi e in maniera rapida. Per farlo vanno evitati gli ostacoli burocratici.

Ecco perché non è da escludere una sorta di nuovo decreto "Semplificazioni", che vedrebbe nascere una squadra di "super commissari" dopo aver congelato gli appalti o aver replicato il modello Genova. Va però chiarito che la sospensione delle procedure sarà limitata solamente a quei progetti, in relazione ai fondi del Recovery Fund.

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