Raccolta e pacchi trainano i conti 2020 di Poste Italiane che, in attesa di presentare il nuovo piano strategico il prossimo 19 marzo, si candida ad avere un ruolo da protagonista nei futuri progetti del Recovery Plan.
Il gruppo guidato dall'amministratore delegato Matteo Del Fante ha chiuso l'anno della pandemia, difendendo i risultati e con un dividendo a 0,486 euro (in aumento del 5% anno su anno). Guardando ai numeri, il gruppo Poste ha chiuso il 2020 con un risultato netto in calo del 10,2% a 1,2 miliardi, e ricavi in calo del 4% a 10,52 miliardi.
Di segno contrario, però, i numeri del quarto trimestre 2020 con tutti i segmenti che hanno contribuito alla progressione della redditività operativa, «gettando spiega la società - solide basi per la crescita futura». I conti degli ultimi quattro mesi del 2020 si sono chiusi, infatti, con un utile netto in crescita del 18,7% a 308 milioni e ricavi a 2,96 miliardi (+1,4%). Il risultato operativo è salito del 19,6% a 280 milioni. Una evoluzione boom dettata da alcuni trend che di fatto rispecchiano nuovi stili di vita e consumo: la società ha recapitato in totale 210 milioni di pacchi (+41,7% rispetto al 2019). A dicembre è stata raggiunta una media record di 1,3 milioni di pacchi consegnati al giorno, per tutto il mese.
Da notare, inoltre, che nel quarto trimestre dell'anno, la crescita dei ricavi dei pacchi (+56% rispetto al quarto trimestre dell'anno precedente, pari a 395 milioni) «per la prima volta ha più che compensato il calo dei ricavi da corrispondenza».
A spingere i conti anche la raccolta netta del risparmio postale che è arrivata alla cifra record, dal 2012, di 572 milioni. «Il nostro rinnovato focus sul risparmio postale (buoni fruttiferi e libretti di risparmio) ci ha permesso di ottenere risultati storici, con i minori deflussi dal 2012», ha sottolineato lo stesso Del Fante. In generale, bene anche le attività finanziarie totali che hanno raggiunto quota 569 miliardi a fine 2020 (in crescita di 32,5 miliardi rispetto a dicembre 2019), trainate da una raccolta netta di 17,8 miliardi. I depositi sono aumentati di 13 miliardi, «confermando una netta preferenza per la liquidità da parte della clientela».
In vista del piano industriale e in attesa che dal Mef (azionista di Poste al 29,3%; Cassa depositi e prestiti ha un altro 35%) arrivino le indicazioni sui progetti derivanti dal Recovery Plan, Del Fante ha spiegato che «Poste italiane come qualsiasi altra grande società è stata invitata a presentare idee» da
parte delle autorità, ma che la società «già svolge un ruolo significativo in materia di inclusione e coesione sociale come obiettivi, mettendo in campo iniziative che tengono insieme la comunità aumentando posti lavoro».
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