Il richiamo all'Azienda Italia

A me l'immagine del palco reale alla prima della Scala ha trasmesso sensazioni positive

Il richiamo all'Azienda Italia

A me l'immagine del palco reale alla prima della Scala ha trasmesso sensazioni positive. Il capo della Stato, Sergio Mattarella, e con lui il premier Giorgia Meloni, sorridenti. E gli applausi prolungati e sentiti da parte del pubblico.

Quegli applausi esprimevano qualcosa di più del gesto di cortesia, della buona creanza meneghina. Contenevano un messaggio di speranza: che l'azienda Italia non abbia a sfilacciarsi ma proceda unita per mantenere fede agli impegni assunti. Per quelle persone, il presidente della Repubblica è oggi il più autorevole marchio di qualità del nostro made in Italy. E la gente spera che la sua autorevolezza e capacità di tessere la rete dei legami virtuosi funga da stimolo alla gravosa responsabilità cui è chiamato l'esecutivo, nel tempio della cultura milanese rappresentato ai massimi livelli. Il segnale forte che ha restituito quella serata milanese di partecipazione all'opera del «Boris Godunov» è che la bellezza è sempre un motivo che unisce, che fa delle differenze una ragione di crescita, di sviluppo. La bellezza è una straordinaria leva di risveglio collettivo.

L'azienda Italia deve specchiarsi nella bellezza per trarne linfa vitale a mettersi all'opera (già, all'opera!) per raggiungere gli obiettivi in agenda. I casi che deve affrontare sono spinosi. Per dire solo di quelli storici: chissà se finalmente la vicenda Ita andrà verso la destinazione dell'autentica privatizzazione? Ogni volta parrebbe quella buona. E invece, poi, tutto rallenta: c'è sempre qualche motivo, qualche freno statalista a non far decollare l'operazione. Chissà se la vicenda dell'ex Ilva di Taranto troverà una soluzione che non riporti tutto alla centralità dello Stato con tutte le conseguenze negative del caso?

Chissà se i crediti fiscali che vantano le imprese private dal

Pubblico verranno una buona volta ottemperati in tempi ragionevoli? E ci sarebbero tanti altri chissà. Voglio pensare che quell'immagine del palco reale sia viatico di «acuti» convincenti. In nome della bellezza. Chissà.

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