Atlantia corre in Piazza Affari, dove ha chiuso la seduta in rialzo del 2,9% a 14,55 euro, mentre il mercato scommette su un accordo che chiuda il nodo relativo alla possibile revoca della concessione. Le scintille riaccese venerdì dalla decisione di Autostrade per l'Italia (Aspi), controllata dalla finanziaria dei Benetton, di procedere solo all'ordinaria manutenzione della rete in attesa dello sblocco dei finanziamenti e di un accordo con il governo sulle concessioni, sembrano aver innescato una accelerazione sui diversi fronti tra loro interconnessi e dipendenti dal piano politico.
In serata è arrivato il via libera di Unicredit, capofila di un consorzio che raggruppa altri istituti, al prestito da 1,25 miliardi chiesto da Aspi nell'ambito del Dl Liquidità. Per procedere occorre poi la garanzia di Sace con l'assenso del Tesoro. Nell'incertezza sul futuro della concessione autostradale, l'avvallo del Mef è tutt'altro che scontato, ma i toni, dopo lo scontro degli ultimi giorni, lasciano aperti spiragli.
La decisione sulla concessione di Aspi «si ispirerà esclusivamente e in modo evidente e inequivocabile all'interesse pubblico e degli utenti. Mi interessano l'occupazione e gli investimenti. Null'altro» ha detto Paola De Micheli, ministro dei Trasporti, in una audizione. De Micheli ha aggiunto di aver completato «l'attività di monitoraggio e tutta una serie di attuazione degli obblighi concessori di Aspi».
La documentazione è nella disponibilità della presidenza del Consiglio e su questa, a due anni dal crollo del Ponte Morandi di Genova, è stata avviata una «condivisione» per arrivare alla decisione sulla eventuale revoca. «Continuiamo a ritenere che lo scenario più probabile sia quello di una negoziazione con il governo» commentano da Equita. C'è chi ipotizza un trattato di pace con Roma che passi da indennizzi e tagli delle tariffe, chi prospetta una cessione di una quota di controllo di Aspi (di cui Atlantia detiene l'88% del capitale). Si parla in merito di un coinvolgimento di F2i e Cdp che tuttavia, in attesa di una definizione del futuro della concessione, non ha fascicoli aperti. I tempi stringono anche se nessuno vuole una esclation legale dall'esito incerto.
Fino a fine giugno Aspi può chiedere la risoluzione del contratto (e un indennizzo fino a 23 miliardi) in seguito alle modifiche unilaterali e retroattive introdotte dall'art. 35 del decreto Milleproroghe che ha abbassato il valore di indennizzo legato alla revoca della concessione in caso di grave inadempimento a 7 miliardi.
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