Sabotaggio dei big dell'auto pur di non fare dietrofront

Dopo Stellantis-Tesla, nuovo pool per i crediti verdi

Sabotaggio dei big dell'auto pur di non fare dietrofront
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«Siamo davvero alla tempesta perfetta: lo avevamo denunciato in tempo, ma piuttosto che rivedere norme sbagliate, preferiscono lasciare campo libero a ogni forma di elusione. Una follia». Il sentore manifestato a fine 2024 dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si sta concretizzando. A optare per l'harakiri sono alcuni big dell'auto, tra cui Stellantis, terrorizzati dalla tagliola delle multe green della Ue in vigore da inizio anno. Una norma definita «suicida» dallo stesso Urso: l'obbligo da parte dei costruttori di mantenere la media delle emissioni di CO2 sotto i 93,6 grammi per chilometro per evitare sanzioni fino a 17 miliardi. A fare compagnia a Stellantis sono Toyota, Ford, Mazda e Subaru i cui piani sono di porre in comune le emissioni di CO2 con Tesla, acquistando crediti green, allo scopo di rispettare i nuovi standard. E sempre Urso, al recente Tavolo Stellantis aveva palesato forti preoccupazioni visti gli orientamenti in essere: ridurre la produzione di auto endotermiche; aumentare la vendita di vetture elettriche nella propria rete, certificando e offrendo i veicoli, importati dalla Cina; decidere di arricchire la Tesla di Elon Musk (potrebbe incassare fino a un miliardo) acquistando crediti green.

L'allarme del ministro inascoltato («così condannano l'auto e il lavoro europeo») ha il sapore di una resa del settore proprio nel momento in cui il governo italiano, insieme ad altri Paesi, è fortemente impegnato a far cambiare rotta a Bruxelles.

Che il settore automotive Ue sia allo sbando lo si evince dalle posizioni espresse da Acea, l'associazione dei costruttori europei, che ora ha come presidente Ola Källenius (Mercedes-Benz) al posto di Luca De Meo (Renault Group) giunto a fine mandato. I nuovi limiti sono stati definiti improponibili finora da Acea, visti i dati di vendite delle auto elettriche. Da qui la richiesta di far slittare il tutto al 2027. E proprio De Meo, tenendo fede alla sua visione razionale, ha preso le distanze con Renault dalla strategia del mercato dei crediti green. Il suo successore Källenius, come ad di Mercedes-Benz, di cui è grande socia la cinesi Geely, ha però aderito a una cordata parallela a quella di Stellantis. Fanno parte del pool, oltre a Mercedes, Volvo, Smart e Polestar, tutte sotto il cappello di Pechino. Kallenius cercherà di convincere altri? Pressing su revisioni e rinvii, dunque, sono all'ordine del giorno di Italia e altri Paesi con la volontà espressa da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, di occuparsi personalmente di una situazione esplosiva. Peccato, però, che Ursula sia alle prese con una seria polmonite. Se non dovesse recuperare entro il mese, l'interim passerebbe alla spagnola eco-talebana Teresa Ribera.

Continua, infine, l'operazione di ricucitura di Stellantis con il

governo italiano e i sindacati. Ieri sono stati sospesi i 14 licenziamenti alla Logiwork (logistica) che opera nel polo di Melfi. Da 14 gli esuberi sono diventati 7 e le parti stanno cercando di trovare un non facile accordo.

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