Con l'Italia in fiamme e i roghi che incendiano anche Grecia, Turchia, Amazzonia, California, Australia, Congo e perfino la Siberia, è evidente che investire sull'acqua è cruciale. Può forse sembrare poco etico, ma da sempre per l'oro blu si combattono guerre. La differenza rispetto al passato è che oggi le battaglie avvengono anche sui mercati finanziari (l'ultima, con l'offerta ostile di Veolia su Suez, ha portato alla creazione del campione francese).
Con la siccità che incombe, le temperature incandescenti e una domanda dell'acqua attesa in crescita tra l'8 e il 10% entro i prossimi venti anni, diventa indispensabile garantirsi per tempo i diritti sulle risorse idriche, indispensabili alla vita umana oltre che alla produzione agricola e industriale. E non è un caso che alcune leggende di Wall Street stiano puntando proprio su questo asset. Come Michael Burry che, come si legge al termine del film La Grande Scommessa, dopo aver puntato contro i subprime, ha deciso di dedicarsi all'oro blu e, più precisamente, ai prodotti agricoli ad alto assorbimento idrico i cui prezzi, in caso di siccità, potrebbero decollare.
Senza entrare così nel dettaglio, da tempo sul mercato sono disponibili Etf (di iShares, Lyxor, L&G) e fondi (tra l'altro di Allianz Global Investors, Dws, Fidelity, Bnp Paribas, Natixis, Pictet, Eurizon) che investono su questo megatrend attraverso titoli di aziende attive nelle infrastrutture, nella istallazione, gestione e manutenzione delle reti di approvvigionamento e nella produzione di tecnologie per il trattamento e la sanificazione delle acque. Investimenti redditizi.
Al di là delle singole strategie applicate dai gestori, è indicativo notare che l'indice S&P Global Water negli ultimi dodici mesi ha guadagnato il 44%, mentre nei cinque anni ha praticamente raddoppiato il valore.
Non solo. Dallo scorso dicembre si è rotto anche l'ultimo tabù: il Chicago Mercantile Exchange, la maggiore piazza di contratti a termine al mondo, ha quotato il primo future sull'acqua trasformando l'oro blu (al di là del packaging dell'acqua minerale, altro business altamente redditizio), in un puro prodotto finanziario esattamente come il petrolio, il caffè o il succo d'arancia. Il contratto impiega come sottostante il Nasdaq Veles California Water Index, che a sua volta rispecchia il prezzo dei diritti sull'acqua in California. In otto mesi di negoziazione i prezzi sono già raddoppiati.
Per ora si tratta di un mercato piccolo, circoscritto alla California e poco liquido, ma in futuro potrebbe divenire un benchmark globale in cui a disputarsi i diritti sull'acqua potrebbero concorrere municipalità, agricoltori, imprenditori e speculatori finanziari.
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