Rcs perde la battaglia con i fondi Blackstone e ora rischia grosso nella causa milionaria aperta al tribunale di New York: una doppia richiesta danni nei confronti della società editoriale, e in quelli del suo presidente e ad Urbano Cairo, nell'ordine dei 300 milioni cadauna.
Il nodo del contendere è la sede del Corriere della Sera, in via Solferino a Milano. L'immobile è stato ceduto ai fondi Usa Blackstone nel 2013 per 120 milioni. In quei tempi Rcs aveva bilanci in profondo rosso e un debito assai elevato, mentre Cairo era solo un azionista con meno del 5%. Quella cessione però non gli era piaciuta e dopo che nel 2016 il padrone del Toro, con un'Opa ostile, aveva conquistato il controllo della Rizzoli, insieme ai suoi legali (guidati da Sergio Erede) aveva accusato Blackstone di aver approfittato della situazione per prendersi via Solferino a buon mercato. Tanto che i fondi stavano per rivendere l'immobile ad Allianz per 250 milioni. Ne è seguita una azione legale e un arbitrato. Chiuso ieri con la sconfitta di Cairo: per il collegio «non è dato ravvisare nel comportamento di Blackstone nulla che appaia indiscutibilmente contrario ai doveri di correttezza e buona fede» e quindi «le domande del risarcimento del danno proposte sul presupposto che la controparte abbia tenuto un comportamento qualificabile come usuraio non possono essere accolte».
A questo punto Cairo e Rcs rischiano di dover pagare a Blackstone danni fino a 600 milioni, chiesti dal fondo Usa dopo il ritiro di Allianz dalla trattativa in seguito alla causa aperta da Cairo e chiusa ieri. Una richiesta enorme, se si pensa che l'intero gruppo Rcs capitalizza 400 milioni e che nel bilancio non sono mai stati fatti accantonamenti in proposito. La questione è comunque solo all'inizio.
Il lodo è stato deliberato a maggioranza col voto favorevole del presidente Renato Rordorf e dell'arbitro Vincenzo Mariconda e col voto contrario dell'arbitro Vincenzo Roppo.
Rcs ha comunque sottolineato, in una nota, che l'arbitrato ha sancito come la società non abbia «agito in modo scorretto e tantomeno temerario». E questo «rinsalda la posizione della società innanzi alla Supreme Court of the State of New York» in attesa di riprendere il procedimento intentato da Blackstone.
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