"Solo con il commissario Fondazione Crt si salverà". Intervista a Massimo Terzi

L'ex consigliere dell'Ente: "Giusto azzerare tutto l'azione del Tesoro rischia di risultare inadeguata"

"Solo con il commissario Fondazione Crt si salverà". Intervista a Massimo Terzi

Massimo Terzi, ex consigliere d'indirizzo di Fondazione Crt e magistrato, già presidente del Tribunale di Torino. Il Mef potrebbe limitarsi a delle prescrizioni senza commissariare Crt: è una soluzione adeguata?

«Dei molti aggettivi che mi vengono in mente per definire la soluzione adeguata è quello più inappropriato. In primo luogo, la soluzione più che inadeguata la definirei del tutto insensata: sono le persone che hanno scientemente abusato delle norme e quindi la priorità è di rimuovere persone. Poi la soluzione è anche bizzarra in quanto affida il compito di migliorare quelle norme anche a chi dolosamente ne ha abusato. Una soluzione ai miei occhi persino pavida, oltre che tardiva e illogica. Se vuole il Mef fa ancora in tempo a far sapere a tutti che esiste un serio organo vigilante. Le Fondazioni hanno sempre giustamente rivendicato il diritto alla loro autonomia. Ma è principio generale della vita prima ancora che dell'ordinamento giuridico che ad ogni diritto corrisponda un dovere. Se si abusa del diritto è cosa buona e giusta che quei diritti vengano sospesi cioè, nel nostro caso, che il Mef disponga il commissariamento».

Probabilmente il Mef sta seguendo un altro binario rispetto alla Procura, che indaga su otto consiglieri (tra Cdi e Cda). Vede rischi di creare situazioni paradossali?

«Credo siamo già al paradosso. La maggior parte degli indagati è ancora nelle proprie funzioni. Questo sol fatto rende chiaro che a tutt'oggi in Crt l'interesse delle persone prevale sull'interesse della istituzione Crt. Nessuno domani venga a dire che le Procure sono invasive. Se gli organi di controllo e vigilanza sono così ignavi ben venga chi verifica la legalità secondo le regole ma senza tutti questi tentennamenti. Ed il gruppo della Procura di Torino che se ne occupa in tale senso è una garanzia di serietà ed obiettività; persone serie che fanno le cose nel modo giusto, ma anche senza fare sconti».

Servirebbe se tutti i consiglieri d'indirizzo e il consigliere del cda Antonello Monti si dimettessero, e se le famose autonomine di aprile venissero azzerate?

«Sono passati oltre tre mesi dai fatti. C'era tutto il tempo perché gli altri componenti degli organi li persuadessero alle dimissioni. Se ciò non è ancora avvenuto vuol dire solo che gli organi stessi non hanno autorevolezza e non sono idonei a svolgere la loro funzione».

Da ex magistrato, quali sono stati i fatti a rischio di rilevanza penale tra quelli che hanno anticipato e seguito le dimissioni dell'ex presidente Fabrizio Palenzona?

«Vi è un palese programma di illecita interferenza sulle decisioni degli organi nel testo scritto del cosiddetto Patto occulto; e vi è stato un clamoroso e devastante esempio di messa in esecuzione con la riunione al termine del Consiglio di Indirizzo in cui si elessero i nuovi componenti e prima del Cda che portò all'illegittimo defenestramento del Segretario Varese. Tre componenti del Cda e cinque del Comitato di indirizzo che accerchiano Monti, lo mettono in uno stato di soggezione che lo porta in Cda a ribaltare gli equilibri della maggioranza, così compiendo un vero e proprio colpo di mano in assoluta opacità, una congiura medievale. Esattamente il contrario della trasparenza e serenità in cui deve muoversi una istituzione come Crt. Un comportamento che gli inquirenti dovranno verificare se integra una vera e propria violenza privata ai sensi del codice penale».

Quando era consigliere, ha avuto la sensazione dell'esistenza di patti occulti?

Ho avuto il primo momento di perplessità quando, unitamente al presidente Soprano, abbiamo pubblicamente fatto sapere che propendevamo per la riconferma di Quaglia. In quel momento ho percepito che per taluni all'interno la trasparenza e la chiarezza erano un difetto se non una colpa; tanto che si sono mossi per promuovere contro di noi una sorta di processo da inquisizione. È dovuto poi intervenire il neo presidente Palenzona per sconfessarlo e chiuderlo sul nascere».

Una riforma di governance e Statuto sembra necessaria: crede che il problema siano le famose terne o c'è altro?

«Le norme servono per prevenire le patologie e quindi bisogna metter mano a tutti quei punti che hanno consentito questa degenerazione. Poi ovviamente ci sono le persone e il loro agire. Le faccio un esempio: i requisiti dei cooptati. A leggerli sembrano come quelli dei senatori a vita. Ma se poi vengono utilizzati semplicemente per garantire posti a consiglieri di indirizzo uscenti non eletti il dettato normativo viene completamente svuotato. E ritorniamo al punto di partenza. I meccanismi hanno consentito l'inquinamento. Ma chi ha messo le sostanze tossiche sono le persone. Ecco perché il ministero del Tesoro sembra stia per assumere una decisione al limite del comico».

Che cosa pensa del lavoro che sta svolgendo la neo presidente Poggi? Può fare pulizia nella Fondazione come ha promesso?

«Non conosco la neo presidente. La mia opinione è semplice ed in qualche modo brutale.

Se il corpo è malato e avvelenato, anche una bella testa non è in grado di guarirlo. Ci vuole prima un intervento chirurgico, con tanto di trasfusione. Poi una bella convalescenza. E poi forse si riuscirà a tornare ai fasti che meritano Crt ed i suoi stakeholder».

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