La "sprangata" sui contanti. Ecco cosa può farvi il Fisco

L'uso del cash viene sempre più messo nel mirino dalle Entrate. Cosa rischia chi usa (e incassa) troppo cash. È guerra aperta

La "sprangata" sui contanti. Ecco cosa può farvi il Fisco

I contanti diventano la nuova arma del Fisco. L'Agenzia delle Entrate e le autorità fiscali infatti cominciano ad affilare le armi per il nuovo corso (fortemente voluto dal governo giallorosso) che dichiara guerra al cash. E in questo quadro va sottolineata un nuovo verdetto della Cassazione che ha dato ragione al Fisco che chiedeva conto degli incassi in contanti a un imprenditore seppur accompagnati da fatture.

La sentenza

La Cassazione in questo caso ha accolto le ragioni delle Entrate che aveva (su base presuntiva) ricostruito i ricavi di una società confrontandoli con i libri contabili e gli estratti conto. Dall'analisi è emersa una presunta discordanza tra quanto versato sul conto, quanto incassato e quanto dichiarato. Detto questo, sempre nella sentenza della Cassazione vengono messi nel mirino il reddito familiare dei soci, ritenuto troppo basso, e i documenti della stessa società che dichiarava la metà dei ricavi con pagamenti in contanti. Questi pagamenti corrispondevano a fatture ma per le Entrate e per gli Ermellini gli importi erano considerevoli al punto da non giustificarne un pagamento col cash. Il caso è destinato a far discutere. Infatti questa sentenza suona come un preludio ad una maggiore pressione da parte del Fisco proprio su chi gestisce incassi importanti in contanti. Le fatture, come ricorda laleggepertutti.it, rappresentano la traccia primaria per capire i reali incassi. E se, come contestato dalla Cassazione, sono troppo generiche allora da qui può scattare l'accertamento del Fisco che quasi sempre si chiude con una sconfitta del contribuente.



L'antieconomicità del volume di affari

Un altro indicatore che mette nel mirino il contante è lo scostamento del volume di affari dell'attività economica rispetto a quella della media del settore. Anche in questo caso un commerciante che ha comunque vendite per piccoli importi ma comunque continue e importanti incassi col cash potrebbe finire nel girone d'Inferno del Fisco. Ma lo stesso accade al contrario, quando viene presunta una antieconomicità della condotta commerciale: reddito basso, esercizio in perdita anche per un lungo periodo. In questo caso viene messo nel mirino il reddito e l'attività presupponendo altre entrate in contanti non dimostrate. In questo periodo di crisi diversi commercianti restano aperti con enormi sacrifici per evitare il baratro del fallimento e della chiusura. E non per questo sono dei "furbi" che incassano cash "di nascosto". La legge del Fisco in questo caso vince quasi sempre.

Questa sentenza deve comunque far riflettere su un altro fronte: con l'avvio dell'operazione cashback e l'incentivo al pagamento con carte e il relativo abbassamento della soglia per l'uso del contante, di fatto i controlli del Fisco saranno sempre più duri e più aspri. Con buona pace di chi preferisce ancora il contante al pin e al tasto verde.

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