Il capitolo pensione continua ad essere un argomento di forte dibattito, nel quale si inserisce anche la Corte dei conti, che nel suo rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica spiega come dal 2012 al 2020 (ossia nei circa 9 anni della riforma Fornero), il sistema delle deroghe abbia portato ad oltre 711mila pensionamenti anticipati, fra i quali rientrano le salvaguardie degli esodati.
Se togliamo anche i 79.260 assegni erogati nel medesimo arco di tempo tramite anticipo pensionistico, sociale e volontario, possiamo vedere come le sopracitate uscite abbiano influito per il 18,7% sul totale delle pensioni erogate.
La proposta della Corte
Secondo i magistrati contabili, nei prossimi due anni l'andamento della spesa previdenziale "potrà rappresentare un rilevante elemento critico per i conti pubblici", si legge nel rapporto. Da qui la necessità di trovare al più presto una soluzione, da attuare quando si chiuderà la fase sperimentale di Quota100 (62 anni d'età e 38 di contributi i requisiti per andare in pensione).
"Andrebbe esaminato il tema di come garantire una maggiore flessibilità in uscita preservando però, per la componente retributiva dei trattamenti, quegli elementi di equità attuariale che informano la crescente platea di lavoratori la cui pensione è calcolata con il metodo interamente contributivo", scrive la Corte dei conti. "Sarebbe utile considerare l’ipotesi di costruire, eventualmente con gradualità ma in un’ottica strutturale, un sistema di uscita anticipata che converga su una età uniforme per lavoratori in regime retributivo e lavoratori in regime contributivo puro".
Le toghe, dunque, suggeriscono l'ipotesi di una pensione anticipata a 64 anni: "È un aspetto, quello dell’età di possibile uscita dal lavoro prima dei 67 anni (attuale requisito per la pensione di vecchiaia), che sarà di crescente rilievo; infatti, ai lavoratori in regime pienamente contributivo la legislazione vigente giàgarantiscela possibilità di andare in pensione a 64 anni (se con 20 anni di anzianità contributiva e un assegno di importo pari a 2,8 volte l’assegno sociale)".
Le varie soluzioni e le richieste dei sindacati
Studiare le pensioni in base contributiva sembra dunque essere l'alternativa più semplice. Il presidente dell'Inps Pasquale Tridico, ad esempio, aveva proposto un'uscita a 62-63 anni con il sistema contributivo, con uno scalone di 5 o 4 anni con ricalcolo dell’assegno pensionistico una volta raggiunti i 67 anni, quando viene riconosciuta la pensione di anzianità tramite sistema retributivo.
Dal canto loro le associazioni sindacali insistono sulla possibilità di avere dei pensionamenti anche a 62 anni ed attendono la risposta del ministro del Lavoro Andrea Orlando.
A tal proposito la Corte dei conti non esclude una flessibilità in uscita, tuttavia ritiene necessario mantenere "per la componente retributiva dei trattamenti, quegli elementi di equità attuariale che informano la crescente platea di lavoratori la cui pensione è calcolata con il metodo interamente contributivo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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