L'austerityi a cui ci ha abituati l'Unione europea ancora non basta. Per quanto molti Paesi colpiti dalla crisi economica abbiano compiuto evidenti passi avanti, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ipotizza un'altra stagione lacrime e sangue con una raffica di patrimoniali di Stato.
"Lo slancio riformatore non dovrebbe diminuire", spiega il numero uno della buba. E fra le strade possibili da intraprendere cita anche quella delle patrimoniali. "Prima di chiedere aiuti agli altri e alla banca centrale - è il ragionamento - in un paese minacciato dall’insolvenza si potrebbero tassare i patrimoni una tantum, anche perché in più di un caso gli stati sovraindebitati sono quelli che detengono un alto patrimonio privato". Weidmann non cita l’Italia esplicitamente, ma è difficile che, rispondendo così alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, non ci abbia proprio pensato. D'altra parte, anche nel Belpaese, troverebbe la sponda giusta per andare a mettere le mani nei conti correnti degli italiani. Lo stesso Fabrizio Barca, sondato per andare a fare il ministro dell'Economia, ha detto chiaramente che servirebbe un prelievo di circa 400 miliardi per andare ad appianare i conti dello Stato. Una posizione che trova la sponda tra le frange estreme della sinistra. "Bisogna andare a prendere i soldi dove sono - ha detto il segretario della Fiom, Maurizio Landini, alla Telefonata di Belpietro - e se si vuole davvero dare un elemento di cambiamento bisogna anche dire che chi in questi anni ha pagato meno, e al limite ha avuto dei vantaggi per il tipo di situazione che si è determinata, adesso è il momento di chiederli se davvero vogliono fare qualcosa per il paese che se ne facciano carico". Per il momento l'ipotesi della patrimoniale è stata scartata da Filippo Taddei. "Il nostro obiettivo è offrire una riduzione del carico fiscale che sia duratura e certa - ha spiegato il responsabile Economia del Partito democratico - la dobbiamo finire con le operazioni straordinarie e i fantomatici gettiti da rientro dei capitali".
Ai tedeschi le politiche lacrime e sangue, che hanno messo in ginocchio molti Paesi dell'Eurozona, sembrano non bastare mai. Come se l'austerity sfrenata portata avanti a oltranza dalla cancelliera Angela Merkel non avesse già fatto troppi danni. Sul fronte della crisi dell’eurozona Weidmann, che da mesi si scontra pubblicamente con il presidente della Bce Mario Draghi, ha riconosciuto i passi avanti compiuti: "Ci sono progressi in alcuni Paesi, ma c’è ancora bisogno di agire".
"Le ragioni della crisi vengono da lontano – ha concluso – e non può meravigliare che servano alcuni anni per superarle". Insomma, per il numero uno della Buba sarebbe sbagliato abbassare la guardia. Il ché significherevve, inevitabilmente, un'altra sonora batosta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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