La verità sull’aumento delle pensioni: cosa accade con l’Irpef

Il Ministero dell'Economia ha fornito le tabelle. Ritocchi minimi per le fasce di reddito fino a 30mila euro. Situazione migliore per i pensionati inclusi nello scaglione tra 50mila e 55mila euro

La verità sull’aumento delle pensioni: cosa accade con l’Irpef

Con la riforma dell'Irpef, introdotta dall'ultima Legge di Bilancio, c'è solo un aumento minimo per le pensioni. La media di incremento dell’assegno per i pensionati è infatti di 211 euro all’anno, ma con una ripartizione diversa base agli scaglioni di reddito. Il beneficio maggiore spetta a redditi medio alti, mentre per le fasce più basse il ritocco verso l'alto ammonta a poche decine di euro al mese, comunque al di sotto dei 200 euro annui. La conferma è arrivata direttamente dal governo, in risposta a un’interrogazione presentata in commissione Finanze alla Camera, dal deputato del Pd, Gian Mario Fragomeli. Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha fornito le tabelle con le proiezioni realizzate dal Mef. I pensionati interessati dalla misura sono in totale 10 milioni e 292mila.

Pensioni: le tabelle del Mef sugli aumenti

“Con riferimento a quest’ultima classificazione è stato osservato che sui 6,79 miliardi di risorse complessivamente impegnate a regime dall’intervento, ai contribuenti con reddito prevalente da pensione sono stati destinati 2,17 miliardi”, ha spiegato il sottosegretario Freni. Aggiungendo quindi che le “risorse hanno incrementato il reddito disponibile di questa categoria con un beneficio medio annuo di 210 euro circa”. L’aspetto più interessante riguarda il dettaglio rispetto agli scaglioni di reddito. Per chi ha una dichiarazione fino a 15mila euro, il beneficio del ridisegno dell’Irpef è di 177 euro all’anno, in pratica 14,75 euro al mese. Non proprio un balzo significativo per i 2 milioni e 800 mila pensionati rientranti in questa fascia reddituale.

Le risorse impiegate nei loro confronti sono poco meno di 512 milioni di euro. Per lo scaglione compreso tra 15mila e 30mila euro (la platea maggiore che include 4 milioni e 900mila pensionati), l’aumento medio è addirittura inferiore, di 167 euro all’anno, sotto i 14 euro mensili, a fronte di 818,5 milioni di euro stanziati. Migliora, invece, la situazione per i 2 milioni di pensionati con reddito tra 30mila e 55mila euro: in questo caso il balzo annuale è di 308 euro, pari a 25 euro al mese, per un peso di 617 milioni sulle casse pubbliche.

Chi beneficia di maggiori incrementi

A godere di un beneficio maggiore, poi, ci sono i 95mila pensionati con una fascia di reddito inclusa tra i 50mila e i 55mila euro. L’assegno a fine mese è più corposo di 62, che in un anno ammontano a 744 euro. E ancora: tra i 55mila e i 70mila euro di reddito ci sono 212mila beneficiari con un ritocco annuo di 495 euro (41,25 al mese). Infine, i pensionati sopra i 75mila euro sono 180mila euro e vedono un miglioramento di 270 sui dodici mesi, pari a 22,5 in più sull’assegno mensile.

Si tratta di un primo passo, certamente non sufficiente, anche perché non spalmato in maniera progressiva, che ci impegna per il futuro a fare di più e meglio”, spiega Fragomeli, commentando le tabelle del Mef.

Così il deputato dem chiede un intervento ulteriore “a cominciare dalla riforma contenuta nella delega fiscale che dovrà permettere aumenti più importanti e più concentrati nelle fasce di reddito medio basse”. “Su questo aspetto - conclude Fragomeli - ci impegniamo a dare corpo a quanto già abbiamo messo nero su bianco nei nostri emendamenti”.

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