Ecco cosa non torna sugli assegni delle pensioni

I calcoli sulle pensioni anticipate si intrecciano sul nodo rivalutazioni. Un nuovo blocco sugli adeguamenti degli importi sarebbe il colpo di grazia sugli assegni di chi è già in pensione ma anche di chi va via subito

Ecco cosa non torna sugli assegni delle pensioni

La partita sulle pensioni è quasi chiusa. Nonostante le proteste dei sindacati, il governo ha trovato un'intesa sulla riforma che dovrà mandare in soffitta Quota 100. Come è noto si tratta dell'introduzione di Quota 102 (38 anni di contributi e 64 di età) per tutto il 2022. Successivamente sono previsti nuovi cambiamenti che dovrebbero condurre ad un ritorno integrale per la piena attuazione della Fornero che prevede l'uscita dal lavoro a 67 anni. Detto questo, è giunto il momento dei calcoli.


Gli assegni per chi lascia in anticipo

Nei giorni scorsi ci siamo soffermati a fare i calcoli sugli assegni che verranno. Il tutto per capire quanto si perderà con il nuovo regime previdenziale per chi decide di lasciare il lavoro in anticipo. In sostanza la riduzione dell'importo provvidenziale scende ad esempio da 1181 euro a 934 euro con un ammanco in tasca del 21 per cento. In un secondo caso con l'anticipo a 63 anni con 35 anni di contributi vedrebbe calare l'assegno da 1094 euro a 872 con una perdita del 20 per cento. Non finisce qua. Come ha ricordato Repubblica qualche giorno fa, aveva sottolineato come la massima perdita sull'assegno potrebbe ammontare fino a 300 euro in meno con un taglio del 27 per cento.


Il doppio calcolo

Ma oggi facciamo un passo in avanti sui calcoli. Infatti bisogna ricordare che sul fronte previdenziale si deve ancora sbloccare il nodo rivalutazioni. Sembrano due questioni separate, ma non è così. Dall'1 gennaio 2022 infatti dovrebbero cambiare le cifre degli assegni con una adeguamento dell'assegno ai nuovi scaglioni perequativi. E tutto ciò andrebbe ad influire anche sugli assegni di chi sceglie la pensione anticipata. Per capirci: al taglio già previsto per l'uscita anticipata potrebbe aggiungersi una rivalutazione calmierata che nel corso degli anni potrebbe erodere ancora di più il potere di acquisto.


Bomba rivalutazioni

Al momento è previsto, come abbiamo ricordato spesso, l'adeguamento premiante per gli assegni a partire dall'1 gennaio del 2022. Ma di fatto, dall'epoca del governo Monti ad oggi, diversi interventi da parte di tutti i governi in sede di legge di Bilancio hanno bloccato il ritorno agli scaglioni che rendevano più pesante l'importo dell'assegno. Ed è per questo che va fatta chiarezza su questo punto. Attualmente la rivalutazione degli assegni è così ripartita: per le pensioni superiori a 3 volte il minimo e inferiori a 4 la rivalutazione era del 97%, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% tra 5 volte e 6 volte il minimo, del 47% oltre 6 volte, del 45 oltre 8 volte e solo del 40% oltre 9 volte il minimo. Va ricordato che il governo gialloverde aveva esteso alle pensioni fino a 4 volte il minimo la rivalutazione del 100 per cento. Dall'1 gennaio le cose cambieranno e la rivalutazione sarà così declinata: al 100%, per gli assegni fino a 2mila euro, al 90% per gli assegni tra 2mila e 2.500 euro al mese e al 75% per i trattamenti previdenziali che superano i 2.550 euro mensili.


La grande beffa

Per capire bene le cifre, ponendo ad esempio un assegno da 1500 euro mensili, l'incremento dovrebbe ammontare a circa 300 euro l'anno, con un aumento mensile di 25 euro lorde. Si tratta di un esborso per le casse dell'Erario di circa 4 miliardi. Ma non sono esclusi colpi di scena.

In fase di discussione della legge di Bilancio potrebbe scattare una proroga del sistema di rivalutazioni calmierato. Una vera e propria beffa per chi è già in pensione, ma anche per chi decide di andare via sfruttando Quota 102 con un assegno già colpito dalle sforbiciate.

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