Vogliono riaprirci le tasche: c'è la data del "grande scippo"

Il governo ha rinviato le cartelle esattoriali di un paio di mesi. A gennaio lo Stato riprenderà, puntuale, a rendere la vita impossibile per i contribuenti

Vogliono riaprirci le tasche: c'è la data del "grande scippo"

Il governo si prepara a mettere le mani nelle nostre tasche. Il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, ospite del programma "L’imprenditore e gli altri" condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano, è chiaro quando spiega le sorti delle cartelle esattoriali. "Le cartelle sono bloccate fino al 31 dicembre, quindi dal primo gennaio 2021 partirà l’invio. Non è un processo che si può stoppare all’infinito, perché si tratta di tanti arretrati e gli arretrati vanno pagati. Però abbiamo allungato di 12 mesi il termine in cui va fatta la notifica delle cartelle, il che vuol dire che c’è un anno in più, questo comporterà che sarà molto più diluito e meno ansiogeno l’arrivo delle notifiche".

Per fronteggiare l’emergenza legata al coronavirus è stata prevista una nuova sospensione fino alla fine del 2020. Una proposta del centrodestra accolta dai giallorossi. E, senza questa nuova sospensione, l’agenzia della riscossione sarebbe stata pronta a riprendere con l’invio delle notifiche. Un’analoga misura riguarda i pignoramenti in corso, sempre fino al 31 dicembre. Il nuovo provvedimento interviene anche con un ulteriore allentamento delle condizioni per la rateizzazione, portando da cinque a dieci il numero di rate mancanti dopo le quali viene negata la possibilità di dilazione.

Poi Misiani si concentra sul condono. "Non mi sembra una soluzione giusta, perché chi le tasse le paga regolarmente fa la figura del fesso. È chiaro che siamo in una situazione molto difficile, nessuno vuole accanirsi contro i contribuenti, per questo abbiamo rinviato le cartelle a fine anno, abbiamo rinviato l’acconto di novembre, stiamo diluendo la restituzione delle tasse che erano state sospese tra marzo e maggio, stiamo facendo insomma uno sforzo molto importante".

Riguardo al decreto liquidità il viceministro è fiducioso (almeno lui). "A ieri siamo a 93 miliardi di euro per un milione e 200mila domande per quanto riguarda i prestiti garantiti fino al 100%. Per quanto riguarda invece i prestiti alle imprese un po’ più grandi siamo al di sotto dell’obiettivo che ci eravamo dati, siamo a 15 miliardi e mezzo. Quindi è un panorama di luci e di ombre, però con questi strumenti tante piccole e medie imprese in difficoltà hanno retto".

Misiani sottolinea che c’è preoccupazione per la situazione economica. "Però l’economia sta dando segni di reazione persino migliori di molte aspettative. I dati della produzione industriale di agosto sono impressionanti, avendo già recuperato i livelli dell’agosto del 2019. In Francia e Germania sono a meno 7-8%. Il nostro sistema produttivo ha dimostrato una capacità di reazione. Poi è chiaro che l’andamento dell’epidemia condizionerà la situazione finanziaria. C’è la possibilità non solo di un rimbalzo, ma anche di una ripartenza sostenuta del nostro Paese".

Spiega che il governo vuole continuare a sostenere in modo selettivo i settori ancora in crisi, "ma non possiamo accontentarci solo di misure di emergenza. Dobbiamo pensare al futuro, che passa dagli investimenti e noi stanziamo decine di miliardi di euro per far ripartire gli investimenti pubblici e dare una mano anche a quelli privati".

Purtroppo, c’è una larga fetta della popolazione che non avverte questo clima di fiducia infuso dal viceministro dem. L’appuntamento con il fisco è solamente rinviato di un paio di mesi. E, il primo gennaio, lo Stato riprenderà puntuale a vessare milioni di contribuenti.

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