Il governo vive di spot e spesso di prese in giro. La riforma del Fisco tanto annunciata da Gualtieri e da Conte in realtà nasconde una drammatica fregatura per il ceto medio. Di fatto l'esecutivo giallorosso ha più volte sottolineato che ci sarà un intervento sulle aliquote Irpef che dovrebbe rilanciare il ceto medio. Ma dietro questa promessa c'è un'amara verità ed è il momento di metterla in chiaro. Partiamo innanzitutto dallo schema attualmente previsto.
Come funziona adesso
Per quanto riguarda i redditi da 0 a 15mila euro viene applicata un'aliquota al 23 per cento. Cosa significa? Chi ha un reddito di 15000 euro lordi dovrà allo Stato 3,450 euro. Più si va su e più pesante è la batosta. Chi ha un reddito tra 15.001 euro e 28.000 euro dovrà versare allo stato il 27 per cento su 15mila euro e il 27 per cento su quella eccedente i 15mila. Stesso discorso per i redditi tra 28.001 e 55.000 euro. In questo caso il calcolo è presto fatto: si verserà allo Stato una quota pari a 6.960,00 più il 38 per cento per la parte eccedente. A seguire tra 55.001 e 75000 si lasciano sul campo 17.220,00 euro oltre al 41 per cento per la parte eccedente. Sopra i 75.000 euro invece l'aliquota è al 43 per cento a cui vanno aggiunti 25.420 euro. Ed in questo groviglio di aliquote che dovrebbe intervenire la mazzata finale del governo giallorosso. La rivisitazione del sistema fiscale prenderebbe spunto dal sistema tedesco.
La batosta
L'obiettivo primario, come riporta l'Huffpost che ha potuto vedere lo schema che vuole mettere sul campo il governo, è quello di andare a rafforzare la fascia intermedia. In che modo? Abbassando l'aliquota del 38 per cento al 34 per cento e innalzando quella del 43 per cento al 45 per cento. Una mossa che solo a parole rilancia il ceto medio. In questo modo infatti verrebbero potenziate le fasce intermedie di reddito ma verrebbe penalizzato (e in modo forte e arbitrario) il vero ceto medio, ovvero quella fascia di contribuenti con uno stipendio che supera i 2000-2500 euro netti al mese che è davvero capace di rimettere in moto l'economia con una maggiore capacità di spesa. Punire e colpire la fascia media-alta (che poi considerando i valori netti non è certo inquadrabile nel mondo della "ricchezza") potrebbe portare ad una contrazione ancora più forte dei consumi. La nuova riforma dovrebbe debuttare già a gennaio del 2022. Ma di fatto l'esecutivo giallorosso punta già a dare qualche primo segnale nel prossimo anno.
Punito il vero ceto medio
Insomma l'ideologia del punire la presunta ricchezza ha trovato spazio tra gli scranni del governo che per una manciata di voti in più è pronto a dare qualche briciola solo ad alcune fasce di reddito. Il tutto non preoccupandosi di un aspetto fondamentale di questa storia: chi guadagna di più è più propenso al consumo. Chi invece stringe la cinghia continuerà a farlo. Non saranno certo 50 o 100 euro in più a rimettere in moto i consumi delle fasce di reddito più basse. Eppure lo scenario che ci attende è questo. Va infine considerato un altro aspetto: alzare l'aliquota del 43 per cento al 45 è solo una delle "botte" con cui farà i conti il vero ceto medio.
Ogni mese le trattenute sono diverse e di certo non si fermano all'Irpef. Basti pensare ai contributi previdenziali trattenuti in busta paga e tutte le altre imposte da pagare. Insomma siamo di nuovo davanti all'ennesimo disastro firmato Conte&Co.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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