Workshop Ambrosetti pensa digitale

Dopo il virus, nuovo format: relatori in presenza e in collegamento

Workshop Ambrosetti pensa digitale

Il Workshop Ambrosetti di Cernobbio cambia format causa pandemia, ma mantiene inalterata la propria sostanza: offrire alla classe dirigente un'occasione di approfondimento sugli scenari geopolitici, economici e tecnologici. La 46sima edizione, che prenderà il via venerdì 4 settembre per concludersi domenica 6 settembre, sarà caratterizzata dalla versione phygital, crasi di physical e digital con interventi dei relatori sia in presenza presso la storica sede di Villa d'Este sia collegati con i vari panel di interlocutori. È questa la soluzione che The European House - Ambrosetti ha studiato per garantire la continuità di un evento che rappresenta il «ritorno a scuola» della classe dirigente, che ha la possibilità di confrontarsi con politici e opinion leader.

Confermata la struttura a cerchi concentrici dei seminari: scenari internazionali con focus sulle prossime presidenziali Usa (previsto il collegamento con l'ex consulente della Casa Bianca, John Bolton), situazione europea (tra gli ospiti sul lago anche il direttore generale del Mes, Klaus Regling) e, infine, agenda Italia con la passerella nell'ultima giornata di tutto il governo. Fulcro, come da tradizione l'intervento del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, mentre la presenza del premier Conte è ancora da confermare. Da segnalare il ritorno di Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e soprattutto esponente di un partito (M5s) che ha sempre guardato con diffidenza i «salotti buoni» ma che ci si è accomodato.

Anche nella nuova versione phygital si riproporrà la mission del Workshop Ambrosetti sin dal 1975: sprovincializzare il sistema-Italia per aprirlo all'Europa (anche quest'anno ci sarà l'ex premier euro-entusiasta Enrico Letta) e al mondo. Anche se non sarà trascurato, dal punto di vista politico, il fronte sovranista con il leader della Lega Matteo Salvini e con il suo omologo olandese Geert Wilders.

Se Cernobbio è nata, infatti, come un laboratorio europeista orientato alla cultura del «vincolo esterno» contro quella della spesa assistenzialista in deficit, oggi - anche nelle sue declinazioni digitali - è diventato un laboratorio in grado di ascoltare le ragioni di chi si oppone a questa Weltanschauung. Simbolo di una élite capace di interagire con le masse.

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